lunedì 10 ottobre 2016

"Ordina un papà". Scegli un uomo e fallo sparire.

Fonte: http://www.tempi.it/ordina-un-papa-che-e-come-dire-scegli-un-uomo-e-fallo-sparire#.V_tD03p1cRk

“Ordina un papà”. Che è come dire: scegli un uomo e fallo sparire


Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Ora bastano un clic e 950 sterline per scegliere con facilità e velocità il papà ideale per il proprio bambino. Sì, perché il business della fecondazione artificiale ha pensato di migliorare il suo servizio clienti ideando una app per smartphone davvero all’avanguardia. Si chiama “Order a Daddy” (ordina un papà), ed è un sistema attraverso cui si possono inserire le caratteristiche fisiche, intellettive, professionali e persino spirituali dell’uomo che sarà, come si dice, “il papà ideale dei miei figli”. In pochi istanti l’applicazione mette insieme i requisiti, setaccia la banca dati e trova lo sperma del donatore che più si avvicina ai propri sogni, indicando alla cliente la clinica inglese in cui viene tenuto congelato. «È così, con un uomo che resta un sogno virtuale, che si impedisce definitivamente al bambino di nascere», spiega a Tempi lo psicanalista Claudio Risé.















Risé, cosa può spingere una donna a voler crescere un figlio da sola, senza un padre?
Questa donna rappresenta il modello di donnad ell’Occidente moderno. È indicativo in questo senso quanto spiego nel mio ultimo libro Sazi da morire: ormai il 70-90 per cento delle persone muore (prima causa di decesso in Europa e America del Nord) di malattie “non trasmissibili” (Ncd) che si sviluppano all’interno della persona (per questo sono anche dette “non comunicabili”), come i tumori, le cardiopatie, il diabete. Non sono più dunque i batteri e i virus che si contraggono nei rapporti con gli altri esseri umani ad affliggere gli uomini del nostro tempo, ma i mali dovuti a una vita solitaria, sedentaria e consumista. È la prima volta che si verifica un fenomeno simile nella storia.

Cosa c’entrano le malattie con una app?
Questa applicazione non fa altro che riprodurre il modello antropologico individualista, che rifugge la relazione per chiudersi nel godimento consumista, dove non serve nemmeno più fare la fatica di andare a fare la spesa: si sceglie il prodotto online, lo si riceve a casa e lo si consuma chiusi fra le proprie mura. Ecco, questa nuova app per lo “sperma ideale” ricalca lo stesso modello in cui pretendiamo di vivere al di fuori di ogni relazione. Anche quella procreativa viene sottratta al rapporto grazie alla tecnologia.

Perché fuggiamo le relazioni?
Se il fine dell’esserci è il solo godimento personale, l’altro è un inciampo. Non a caso anche il bambino, “ordinato” online nello stesso modo in cui si ordina la spesa, è concepito esattamente come un prodotto da consumare. E così il figlio non riuscirà a nascere, cioè a svilupparsi come essere autonomo dalla madre. Come spiega san Giovanni Paolo II nei suoi meravigliosi discorsi sulla sessualità, il rapporto tra madre e figlio deve includere sempre un terzo necessario alla generazione: il bambino vive naturalmente e giustamente una relazione simbiotica con la madre, ma senza il padre rimane prigioniero di questa. Il padre “taglia”, fa emergere il figlio permettendo la sua nascita psicologica. Nella relazione con la madre vengono soddisfatti tutti i bisogni primari, lei lo alimenta, lei lo scalda, ma sebbene dopo la nascita il bambino viva una serie di esperienze per conto suo (ad esempio quella di respirare), senza la presenza del terzo sarà incapace di relazioni e di accoglienza. Questa app è solo l’ultimo tassello di un processo già in atto da tempo, da quando con il divorzio prima e l’aborto poi il padre è stato espulso dalla relazione.

Cosa aggiunge al processo questo ultimo tassello che rende il padre addirittura virtuale?
Gli aspetti fisici, corporei e materiali, sono molto importanti e qui sono eliminati. La persona del padre scompare dalla relazione fin dall’inizio. È come se non ci fosse mai stato. Questo nell’immaginario psicologico del bambino ha una grande incidenza, perché il padre non è presente nemmeno come un personaggio passeggero che, fosse anche per una sola notte, ha avuto un rapporto fisico (che include sempre anche lo spirito e l’anima) completo e intimo con sua madre. Un rapporto così profondo da averlo generato. Questa mancanza c’è già nella fecondazione artificiale, ma con questa app in più si rende il padre una realtà solo virtuale.

Jean-Paul Sartre, in Le parole, scrive: «Un buon padre non esiste, è la norma, non si accusino gli uomini bensì il legame di paternità che è marcio». C’è chi dice che è meglio non avere un padre, soprattutto se cattivo.
Si tratta di un errore grossolano. È gravissimo confondere un elemento sostanziale con uno etico. La paternità e la maternità sono elementi sostanziali, perciò necessari, da non confondere con gli elementi etici come la bontà o la cattiveria, altrimenti si costruiscono ragionamenti che partono da un errore all’origine. Il padre è fondamentale nella formazione dell’essere umano (infatti lo sperma resta necessario) e alla personalità del bambino, il quale anche durante la gravidanza sente la voce paterna e si abitua al suo timbro, come provato dagli studi dell’ultimo secolo. Il figlio ha sempre bisogno di questa relazione con l’alterità paterna, anche qualora fosse piena di difetti. È vero che il padre “buono” non esiste, non perché la paternità sia marcia, ma perché ognuno partecipa del bene e del male. Per questo quando il giovane ricco si rivolge a Gesù chiamandolo “Maestro buono”, Lui protesta e risponde che nessuno è buono se non Dio padre. In ogni caso, se si fa scienza, occorre uscire dalle categorie moraleggianti per non cadere in tranelli pericolosi.

Di fatto però molti padri si comportano verso i figli più come amici, non hanno autorità, e non contribuiscono come dovrebbero al distacco dalla simbiosi materna. Di qui le fragilità dei figli.
Anche solo la presenza fisica del padre è importante ed è deleterio se viene a mancare. Poi, certo, la figura paterna oggi è depotenziata al massimo. D’altronde cosa devono fare questi uomini a cui da cinquant’anni spieghiamo che non bisogna essere padri e che la paternità autorevole è un atto criminale? Va inoltre ricordato che in Occidente i padri di oggi subiscono il fatto di essere a loro volta figli di padri che negli anni Settanta, e da molto tempo prima ancora, pensavano alla presenza paterna come un fardello di cui liberarsi. La paternità si trasmette, e noi viviamo in un sistema culturale basato sulla criminalizzazione della paternità.

Esiste un rimedio all’incapacità di essere padri?
Il ruolo materno è decisivo nella valorizzazione di quello paterno. È la madre che deve presentare il padre al figlio, innanzitutto accogliendolo, come non avviene nel caso del “padre virtuale” scelto attraverso l’app. È fondamentale che la donna riconosca il contributo determinante del padre, che non si sostituisca a lui ma piuttosto lo sostenga, lavorando affinché possa essere ciò che è. La donna ha questo grande potere sull’uomo che può usare male, estromettendo il padre, oppure bene, valorizzando il suo spazio. La madre in quest’ottica non viene sminuita. Anzi è lei che, consapevole delle sue capacità uniche, le usa per permettere ai rapporti interpersonali di svilupparsi armoniosamente.
Foto Ansa

giovedì 6 ottobre 2016

Como, omicio dell'architetto. In manette la ex-moglie: " voleva l'affido delle figlie"

Fonte: http://milano.repubblica.it/cronaca/2016/10/05/news/como_architetto_ucciso_arresti-149131222/

Como, svolta nell'omicidio dell'architetto: manette all'ex moglie. "Voleva l'affidamento delle figlie"








Como, svolta nell'omicidio dell'architetto: manette all'ex moglie. "Voleva l'affidamento delle figlie"


Arrestato anche il commercialista con il quale aveva una relazione. Per i carabinieri sono loro i mandanti. Tre mesi dopo l'omicidio lei disse alla madre: "Sono vedova, ora mi risposo"

Svolta nell'inchiesta sull'omicidio di Alfio Vittorio Molteni, l'architetto di 58 anni ammazzato a Carugo, nel comasco, a colpi di pistola. Era il 14 ottobre dell'anno scorso. I carabinieri di Como e quelli del reparto crimini violenti del Ros hanno arrestato l'ex moglie della vittima, Daniela Rho, 46 anni, e il suo commercialista, Alberto Brivio, 49 anni. I due avevano una relazione. Secondo l'accusa, sono i mandanti del delitto commesso per l'affidamento delle due figlie della coppia. Nei mesi scorsi erano finiti in carcere altri dieci indagati, accusati di essere gli esecutori materiali dell'omicidio e i fiancheggiatori. 

Una separazione turbolenta. I carabinieri hanno ricostruito la tormentata separazione tra Molteni e Rho, in particolare hanno cercato di ricostruire le liti e i contrasti sull'affidamento delle figlie che la donna voleva ottenere in via esclusiva. Per questo avrebbe bersagliato l'ex marito con una serie di atti intimidatori per farlo passare, agli occhi del tribunale, come una persona dalle frequentazioni equivoche e pericolose così che gli fosse impedito di vedere le figlie per tutelarne l'incolumità. Tutto era iniziato quando l'architetto, aveva revocato il suo consenso all'accordo di separazione consensuale e aveva promosso la separazione giudiziale con addebito. Nell'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip di Como su richiesta della Procura, all'ex moglie e al complice viene contestato l'omicidio aggravato, il danneggiamento, lo stalking e la detenzione illegale e il porto in luogo pubblico di pistola.

Escalation di violenza. L'agguato che costò la vita a Molteni doveva limitarsi in realtà a una gambizzazione, l'ennesima e sempre più pesante intimidazione, dopo pedinamenti, telefonate anonime, minacce, l'incendio della sua Range Rover, l'incendio di una finestra di casa e l'esplosione di otto colpi di arma da fuoco contro le finestre della sua abitazione. Secondo gli investigatori, dietro questa escalation di violenza culminata con l'omicidio, ci sarebbero stati - in qualità di mandanti - Rho e Brivio. Secondo le accuse, infatti la moglie di Molteni e il commercialista, attraverso l'intermediazione della guardia giurata Luigi Rugolo, avrebbero pagato Michele Crisopulli e Vincenzo Scovazzo per compiere gli atti intimidatori più gravi, l'ultimo dei quali, appunto, da gambizzazione si è trasformato in omicidio.

"Ora mi risposo". Tre mesi dopo l'omicidio, il giorno 17 gennaio, nel corso di una conversazione con la madre, Rho disse alla madre: "Sono vedova... sono a posto, se vado a fare il corso per fidanzati mi sposo in chiesa". L'intenzione della donna, dicono i carabinieri, era di sposarsi con Brivio. Questa conversazione è agli atti dell'inchiesta.

Ucciso da un colpo alla schiena. L'architetto venne ucciso nel cortile della casa di Carugo in cui, dopo la separazione, viveva con il padre e una zia. Solo due i colpi esplosi: uno alle gambe e l'altro, letale, alla parte bassa della schiena. Tra le ipotesi prese in considerazione a caldo dagli investigatori anche quella che i killer, nascosti dietro i cespugli del giardinetto condominiale, intendessero solo dare un avvertimento al professionista e non ammazzarlo. Del resto, appena qualche mese prima, Molteni era stato vittima di alcuni pesanti atti intimidatori: in una occasione qualcuno aveva dato fuoco alla sua Range Rover parcheggiata in un box sotto lo studio di Mariano Comense; in un'altra, in pieno giorno, erano stati esplosi otto colpi di pistola contro la finestra della casa di Carugo dove poi è stato ammazzato. In entrambi i casi, Molteni aveva presentato denuncia ai carabinieri, negando di avere ricevuto minacce. Le indagini dei carabinieri del Ros e di quelli di Como hanno portato nel corso dei mesi, in fasi diverse, all'arresto di dieci persone, tra cui i due presunti esecutori materiali dell'omicidio e gli autori degli atti intimidatori compiuti prima del delitto. Ma sul movente era rimasto il giallo.