lunedì 19 ottobre 2015

ALICE SUPERIORE. Continua il calvario di Mimmo Zardo


Fonte: http://12alle12.it/alice-superiore-continua-il-calvario-di-mimmo-zardo-173176
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Lunedì il piccolo Erik Zardo avrebbe frequentato la classe prima elementare. Iscritto regolarmente. Ma non vi ha messo piede. Il bimbo si trova ancora in Ucraina, sequestrato, portato via, dalla madre, Tetyana Gordiyenko.
Il Tribunale di Ivrea ha disposto il rimpatrio, ma questo non è avvenuto. “Per noncuranza delle autorità italiane” denuncia il padre, Mimmo Zardo, residente ad Aliuce Superiore. Da anni dura la sua battaglia legale per riabbracciare il figlio. Oggi Erik ha sei anni, ma manca da casa dal 12 maggio del 2013.

Tutto è stato vano, finora. La vittoria sulla carta. I giudici, non senza fargli patire le pene dell’inferno, gli han riconosciuto, dopo una dura battaglia, l’affidamento esclusivo, giudicando decaduta la patria potestà della donna. Nei fatti, però, la distanza di migliaia di miglia. E la beffa: è in corso infatti, a carico di Mimmo Zardo, il processo penale per maltrattamenti aperto dal Tribunale di Ivrea in seguito alla denuncia, sporta da Tetyana Gordiyenko, nell’ambito di un matrimonio che nel 2011 stava già giungendo al capolinea.

Venerdì scorso il giudice, nonché presidente del polo della giustizia eporediese, Carlomaria Garbellotto ha disposto la terza, l’ennesima, rogatoria internazionale, in modo da ottenere la trasmissione delle dichiarazioni della donna direttamente dall’Ucraina, in base al contradditorio richiesto dalla difesa. La richiesta, finora, è caduta nel vuoto. Sia perché Gordiyenko continua a sostenere di non poter tornare in Italia, e non è possibile disporne l’accompagnamento coattivo. Ma anche perché le autorità estere latitano e tutelano la connazionale. Non arrivano la documentazione e le traduzioni.

Mimmo Zardo non ne può più. E lo ha detto, con franchezza, sedendosi al microfono, in aula. “Tutto questo processo – ha sottolineato – si sta celebrando con presunzione di colpevolezza nei miei confronti, che lede gli articoli 2 e 3 della Costituzione Italiana. Ritengo che i servizi sociali abbiano operato con abuso di potere. Tutelando mia moglie, ne hanno favorito la fuga in Ucraina. Mi è stato riconosciuto l’affidamento, ma mia moglie continua a non farmi vedere mio figlio”. Zardo, nonostante le rimostranze del suo stesso avvocato difensore, Giancarlo Bertone, ha definito Garbellotto “incompatibile”, essendosi già occupato del ramo civile della vicenda. Ha prodotto poi l’ordinanza emessa il 27 settembre 2014 dal giudice Stefania Cugge del Tribunale di Ivrea che gli riconosce l’affido esclusivo. E avrebbe voluto produrre, ma Garbellotto non ha acconsentito, le copie del rinvio a giudizio della moglie per il reato di sottrazione internzionale di minore.

E non è tutto. Perché Garbellotto ha rinviato il processo al marzo 2016. Col rischio che il processo ricominci daccapo, davanti ad un nuovo giudice, poiché per lui si prospetta il pensionamento proprio nel febbraio precedente.

Riuscire a sentire davvero, di nuovo, la voce di Erik, e poterlo stringere a sè, superando i 2700 Km che li dividono e la pesantezza degli intoppi burocratici, resta un sogno. Ora Zardo può recarsi in Ucraina ma non può portarlo via con sè né chiedere un attimo in più rispetto a quello “elemosinato” alla madre. Ma non si dà per vinto. Ha iscritto Erik all’Istituto Comprensivo di Vistrorio. Lunedì si è nuovamente recato dai Carabinieri, e poi presso la Dirigenza Scolastica, per giustificare l’assenza. “E purtroppo – dice – nemmeno in Ucraina Erik risulta iscritto all’asilo o alla scuola elementare. E’ irreperibile”

I numeri delle sottrazioni internazionali?

Si parla di centinaia di casi all’anno. Circa 600 quelli aperti attualmente, di cui quasi un terzi irrisolti comunque. Fra il 75 e l’85 per cento sono perpetuati da donne, per lo più madri, che sottraggono i figli ai padri. La maggiore percentuale in Ucraina, paese dal quale non risultano rimpatri.
Più in generale i casi si verificano in Europa, soprattutto nell’Est, secondo i dati in possesso del Ministero di Giustizia. Mentre, nei Paesi arabi avviene il contrario: tipico è l’uomo che porta via i figli per crescerli laggiù. Precedente interessante è la vicenda di Sara Fardella, tornata in Italia solo a seguito delle incessanti battaglie che la madre ha intrapreso persino in loco, in Egitto, ottenendo che le autorità italiane facessero eseguire la sentenza di rimpatrio da loro emessa.
“Mi chiedo perché la sentenza di rimpatrio di Erik non venga eseguita – racconta Mimmo Zardo – Sono personalmente in contatto con altri sei padri che hanno figli totalmente sequestrati in Ucraina. Altri, di cui sono a conoscenza, hanno gettato la spugna, per l’impossibilità di far fronte ai costi”.

Lui si è ostinato, si è indebitato, sta sopportando. Forse accadrà in futuro. “Ma un giorno voglio che sappia che io ho fatto di tutto per rivederlo” ci racconta, con l’amaro nel cuore e la disillusione negli occhi.
Zardo è iscritto a tantissime Associazioni: CrescoaCasa Torino, GeSeFi Onlus Torino (GEnitori SEparati e Figli), Penelope(S)comparsi & ViteSospese (di cui è referente per il Piemonte), FLAGe nazionale (si cui è referente per la Valle d’Aosta), Genitori Sottratti di Bologna, FigliPerSempre, Figli Sottratti di Vicenza, Adiantum.

“Siamo in un momento di grande cambiamento – constata Zardo – : i padri (questi genitori estromessi) hanno capito che tutto ciò è profondamente ingiusto e danneggia atrocemente i figli; sentono che devono far qualcosa per il bene dei figli, che consiste nella tutela del rapporto paritetico con entrambi i rami genitoriali, specie in situazioni post separazioni. Noi chiediamo soltanto questo. Le vicende sono dolorose, sia a livello nazionale che internazionale, con la differenza che nel primo caso, essendo sotto giurisdizione italiana, c’è qualche piccola speranza di ripristinare il rapporto”.

lunedì 12 ottobre 2015

Bergoglio: contro femminismo e gender

Papa Francesco invita a lottare contro il gender, ovvero contro il femminismo

«Lottate contro corruzione, narcotraffico, riciclaggio del denaro, usura, armi nucleari, gender, aborto, eutanasia, commercio di organi, sfruttamento sessuale di minori e prostituzione».
Così Papa Francesco ha chiarito il suo pensiero, dopo che una lesbo-femminista aveva reso pubblica una lettera privata che il Papa le aveva scritto, facendo credere che fosse un appoggio al gender, tanto che il Vaticano aveva puntualizzato “È del tutto fuori luogo una strumentalizzazione del contenuto della lettera”.
Il Papa ha parlato all’ONU.  Ma l’ONU è infestato da femministe che lo usano per propagandare il gender: gli aiuti ai paesi del terzo mondo sono spesso assegnati solo alle donne, e talvolta a condizione che distruggano le famiglie.
Il gender e la sua falsa «parità di genere» è uno dei cavalli di Troia del femminismo.  In un mondo ideale la lotta contro il femminismo dovrebbe conseguire questi risultati:

  • Chiusura delle agenzie ONU femministe: CEDAW, GEAR, DAW, OSAGI, UN WOMEN.  In particolare Rashida Manjoo, relatrice CEDAW, aveva così diffamato l’Italia: «Femicidio e femminicidio sono crimini di Stato tollerati dalle pubbliche istituzioni  …  Ulteriore violenza perpetuata contro le donne è il regime dell’affidamento condiviso in seguito alla dissoluzione del matrimonio» arrivando addirittura a opporsi alla protezione dei bambini dall’abuso della PAS.   La Coalizione per i Bambini e le Famiglie aveva presentato questa richiesta di impeachment nei confronti della delegata  CEDAW israeliana:  «lavora […] per privare i bambini dei loro papà, ridurre i papà a visitatori un’ora a settimana […] è una delle più vocali oppositrici dell’affido condiviso.  Attivamente invita ad  usare i bambini per estorcere denaro dai padri. […] Non ha problemi ad invitare le donne ad impedire i contatti con i papà come ricatto per ottenere più mantenimenti.  […] Incoraggia le donne a fare false accuse di violenza domestica».
  • Annullamento della ratifica della Convenzione di Istanbul, che apoditticamente enuncia l’ideologia razzista secondo cui le donne sono vittime e gli uomini violenti, e assegna alle femministe il potere di entrare nelle scuole per indottrinare i bambini all’ideologia gender.   All’art. 4 la Convenzione legalizza la discriminazione contro gli uomini: «Le leggi speciali necessarie per prevenire e proteggere le donne dalla violenza di genere non sono considerate discriminatorie».
  • Chiusura di tutti i centri anti-violenza per sole donne.  Come dice la loro stessa fondatrice, Erin Pizzey, le femministe si sono impadronite dei centri anti-violenza, le hanno convertite in centri per sole donne che propagandano l’ideologia secondo cui il maschio è colpevole a precindere e la donna vittima a prescindere: come risultato molti bambini sono stati privati dei loro papà vittime di false accuse.