martedì 13 maggio 2014

Tale madre tale figlio


Un 34enne mi ha ricordato che l’8 maggio sarà la festa delle “Creatrici di turbe”.

Non posso ignorare l’espressione, forte ma vera. Uno spunto di riflessione per le mamme?

Una mia amica francese, che girava spesso per lavoro, mi diceva che a volte quando scendeva dall’aereo era talmente frastornata da non rendersi conto in quale aeroporto fosse…poi, aggiungeva con un sorriso, le bastava guardarsi intorno e osservare giovani uomini d’affari che così rispondevano al cellulare: “Si, mamma, sono appena sceso dall’aereo” Ecco, allora sono in Italia, esclamava!

Di mamma ce n’è una sola! e per fortuna, aggiungeva un comico. Pensiamo a due madri, due suocere…non ci sarebbe da stare allegri.

Il giorno di Pasquetta stavo prendendo un aperitivo in un bar che aveva approntato un brunch post pasquale. Al tavolo due giovani donne con tre figli. Un adolescente sui 12-13 anni e due bambine, una sui 7-8 anni e l’altra più piccolina. Ho pensato fossero separate perché era un giorno di festa ed erano entrambe senza partner. Le donne, sportive-chic, chiacchieravano senza perdere d’occhio i figli riprendendoli e intervenendo su tutto quello che facevano quando, una giovane voce maschile (era il ragazzo) esclama: “Mamma, ma che fai, mica ho tre anni”. La mamma voleva mettergli un tovagliolo a mo’ di bavaglino per non farlo sporcare. Ho ammirato in cuor mio il ragazzo che, mi auguro, sappia continuare a tener testa alla madre, anche se la vedo dura!!

Mi raccontava tempo fa un giovane uomo, a proposito di una sua ex, di come le donne entrino nella vita degli uomini “a gamba tesa”. Dopo la conoscenza iniziale ed un’apparente accettazione di usi e costumi dell’altro, le giovani e volenterose donne dopo poco cominciano a dispensare non richiesti consigli sul modo di vestire per poi si passare all’alimentazione, continuare sulle letture abituali e finire, di fa per dire, su parenti, amici e amicizie femminili!

Ammette il giovane uomo che, quello che all’inizio è un desiderio di compiacere si rivela poi un tragico errore! Cedere all’inizio assecondando cambiamenti di vita, significa dare loro lo scettro del comando che, una volta afferrato, non lasceranno mai più. Insomma, non solo mamme ma donne imperanti che gli uomini, per amor di pace (propria) lasciano fare creando grossi danni.

Un conto è il discorso di venirsi incontro migliorando con suggerimenti reciproci, stile e qualità di vita. Le donne hanno grande intuizione e capacità organizzative. L’errore che fanno, purtroppo, è di dare alla relazione un’organizzazione abbastanza rigida con regole imposte da loro e alle quali non si sfugge. Quando poi nascono i figli estendono anche a loro questa modalità; purtroppo gli uomini non vogliono tener testa alle donne perché, affermano, sarebbero discussioni continue.

L’aspetto negativo di tutto questo è che, cedendo capacità e autorità alle donne, il loro successivo ruolo di padre sarà molto penalizzato. Questo è un aspetto che ritengo preoccupante. L’uomo deve esautorare la donna e prendere in mano il rapporto con i figli, soprattutto se maschi. Altrimenti rischia di rimandare un’immagine che i figli prenderanno a modello reiterando, da adulti, comportamenti simili.

Un consiglio? Forse l’unico è ascoltare ciò che gli uomini non dicono, per parafrasare la Mannoia. Riporto un’illuminante considerazione che fece un uomo parlando della madre e della moglie: “Sono stato amato moltissimo da mia madre e lo sono da mia moglie. Avrei preferito essere amato meno e rispettato di più.”



Fonte: http://annalisalomonaco.com/05/05/2014/8-maggio-festa-della-mamma/

lunedì 12 maggio 2014

Papà vengono da Marte, mamme da Venere

Barbara Tamborini e Alberto Pellai, rispettivamente psicopedagogista e psichiatra oltre che marito e moglie, scrivono un manuale per genitori "a uso terrestre" (I papà vengono da Marte le mamme da Venere) e raccontano i due diversi punti di vista dell'avere un figlio.




Dal momento in cui si stringe in mano un test di gravidanza positivo comincia per la coppia genitoriale un lungo viaggio, entusiasmante, ricco di colpi  di scena, di gioie e di dolori e di sfide. Un viaggio che la futura mamma e il futuro papà affronteranno a modo loro. Uniti ma divisi, come possono esserlo un uomo e una donna che hanno in comune un progetto ma che facilmente reagiscono agli eventi con diverse sensibilità. Riprendendo e mutando un detto assai conosciuto, Alberto Pellai e Barbara Tamborini rispettivamente psicopedagogista e psichiatra oltre che marito moglie intitolano il loro manuale I papà vengono da Marte, le mamme da Venere (DeAgostini)  e raccontano sulla base della loro esperienza  (hanno quattro figli) cosa significa essere una mamma o essere un papà.

- Uomini e donne sono davvero così diversi?

«Le neuroscienze hanno dimostrato che i cervelli nei due sessi funzionano differentemente. La ricerca però conferma che la storia di vita incide sul processo di costruzione della mente relazionale e cioè sul modo in cui io mi relaziono con gli altri. In estrema semplicità possiamo dire la mia mente di mamma è il frutto della mia struttura cerebrale di donna e della mia storia di vita. Questo intreccio, che dura per tutta la vita, spiega la varietà del genere umano.
Ciò premesso provo a rispondere alla tua domanda. In cosa le mamme si differenziano dai papà nelle diverse età della famiglia».

- Parliamo dell'attesa come reagisce la mamma durante questo periodo?  


«Il cervello della mamma è tempestato di stimoli perché nel suo corpo sta avvenendo un miracolo unico e speciale. È la gioia della creazione e la potenza della vita che cresce dentro di sé. Una mamma in attesa non smetterebbe mai di camminare fiera tra la gente, di farsi ammirare dagli occhi curiosi di tutti, perché una pancione difficilmente passa inosservato. I nove mesi sono caratterizzati da fasi molto diverse, alcune più faticose delle altre ma tutte parte di una grande sinfonia emotiva che culla il cervello della mamma. I papà possono ascoltare, ma da fuori».

- E quando arriva il bebè?

«Inizia la danza degli ormoni. Il primo incontro con il bambino e l’allattamento sono esperienze che marchiano a fuoco la nostra mente. Gli ormoni del piacere rinforzano ogni interazione madre-bambino e la rendono un’esperienza così intensa paragonabile all’innamoramento. Poveri papà, per qualche giorno devono tollerare un rivale irresistibile. Poi la loro presenza rassicurante è fondamentale. I papà aiutano le mamme a trovare la giusta misura nella relazione coi figli. A fondersi senza perdersi. Io ricordo la prima passeggiata fatta con mio marito pochi giorni dopo il ritorno dall’ospedale: ero uno tzunami emotivo, piangevo per niente, mi sentivo in balia della gioia ma anche dell’ansia. Parlare con lui mano nella mano mentre camminavo mi ha fatto riprecipitare sulla terra. Eravamo pronti per la nostra avventura da genitori».


- Poi i bebè crescono e diventano bambini. Come si comportano i genitori?

«L’unità fa la forza. Nel libro raccontiamo come l’intesa tra mamma e papà sia il prerequisito per essere genitori credibili. Le mamme hanno la tendenza a non far sperimentare frustrazioni ai figli. L’istinto è sempre quello di proteggerli, di accudirli. Nei primi mesi di vita questo istinto è la risposta perfetta ai bisogni dei bambini. Noi mamme però rischiamo di far perdurare questo stile di relazione fino all’età adulta dei nostri figli. Se mia figlia di 5 anni piange disperata perché vuole mettere le scarpe ballerine senza calze in pieno inverno, io soffro nel dirle no. Potrei anche arrivare al compromesso di fargliele mettere portandola in braccio fino a dentro la scuola materna. I papà invece sanno dire di no quando è il caso, senza soffrirne troppo. Noi siamo dei cuscini morbidi dove i figli possono ricaricare le energie, ma grazie al cielo ci sono i papà che stimolano i bambini a mettersi alla prova con la vita vera».

- Arriva il terribile periodo dell'adolescenza...

«E' il periodo dei combattimenti. Le mamma in genere sono le orecchie che sanno ascoltare, il nido sicuro a cui tornare ogni volta che il fuori diventa minaccioso o troppo impegnativo. È bello vedere un figlio adolescente tornare per qualche istante bambino, poterlo riabbracciare, incoraggiare, prima che torni a essere sfuggente. I papà marziani sono capaci di far rispettare le regole. Passano lunghissime ore a discutere, contrattare ma sanno presidiare il confine tra ciò che si può fare e ciò che è meglio evitare. A volte la tentazione di allearsi con i figli per le mamme è fortissima. Dai caro, cosa sarà mai … hai esagerato nel riprenderlo … facciamo che lo puniamo se lo rifà un’altra volta. Noi mamme abbia un istinto innato alla mediazione. Soffriamo nel conflitto perché temiamo possa distruggere il legame. L’alchimia tra fermezza e mediazione è faticosa ma promettente».

- E alla fine il tempo passa e il figlio adulto lascia la casa

«E' il momento della nostalgia. La mamma piange. Se penso a quel giorno inizio già a piangere ora. Si accende subito la speranza di una nuora con cui stringere alleanze, di nipoti da accudire. Noi mamme lasciamo uscire solo con la speranza di poter riaccogliere. Le mamme sentono il vuoto, guardano la cameretta vuota del figlio e piangono di nostalgia. Per chi vive questa fase in coppia, può essere una buona occasione per una nuova luna di miele. Per le mamme sole, salutare un figlio che esce di casa è ancora più dolorosa ma la vita grazie al cielo è piena di nuovi inizi. Per quanto ci riguarda, quattro figli sono un bell’investimento per mantenere vivo il flusso di persone in entrata e in uscita. Spero di non sentirmi mai sola. Spero che il papà marziano saprà sempre starmi vicino».


I temi del libro I papà vengono da Marte. le mamme da venere vengono affrontati on line anche attraverso una serie di interessanti  video in forma di intervista doppia.


FONTE:

http://www.famigliacristiana.it/articolo/le-mamme-fan-cosi.aspx

venerdì 9 maggio 2014

Quando il femminicidio inventa mostri....

Di Riccardo Ghezzi, il


fonte: http://www.qelsi.it/2014/quando-gli-errori-giudiziari-inventano-mostri/

In tempi di “femminicidio” è facile sbattere il mostro in prima pagina. Ancora prima di essere giudicato da un tribunale, Luigi Corrias fu definito dalla stampa come un ingegnere che “per anni ha fatto subire alla madre ogni tipo di angherie”. Un mostro che “le ha impedito pure di mangiare”, l’ha “schiavizzata” e addirittura le ha “fratturato una mandibola” durante una lite. Ma non era vero. In realtà avrebbe dovuto essere chiaro fin dall’inizio come non ci fossero prove delle accuse a carico dell’uomo, la cui vita e reputazione è stata rovinata. Luigi Corrias, difeso dall’avvocato Giuseppe Caccamo del Foro di Genova, ha patito un lungo periodo di detenzione nell’inferno del Carcere di Marassi finché il 20 gennaio 2014 il Tribunale di Genova, presieduto dal Dott. Marco Panicucci, ha assolto l’imputato perché “I fatti non sussistono”.
In sintesi questi i fatti emersi dal processo.
Luigi Corrias vive da sempre ed assiste la madre, malata di tumore, che rifiutava le terapie tra infinite difficoltà.
La madre è una donna anziana che ha sempre trascurato gravemente la propria salute. Il male le fu scoperto dopo un drammatico ricovero per una pancreatite che rifiutava di curare e che la stava uccidendo. All’inizio l’unica cura prescrittale fu il biglietto da visita dell’associazione per le Cure Palliative Gigi Ghirotti, escludendo qualsiasi terapia pure prevista dai protocolli terapeutici. Luigi Corrias ha lottato per la salute di sua madre mettendo a punto, con il consulto di oncologi qualificatissimi, uno schema terapeutico efficace.
Non solo, questa tragedia avveniva in quella che gli inquirenti hanno definito una famiglia “conflittuale”: congiunti che lo avevano ammonito, sostenendo che fosse il figlio responsabile e che non dovesse fare richiesta di cure strampalate. Consapevole di trattare una situazione esplosiva, Luigi Corrias ha intrapreso la sua lotta su due fronti: mettere a punto le cure più efficaci ed approdare ad un Giudice Tutelare che avrebbe dovuto affidare la madre ad una figura di tutore, in maniera tale che fosse garantita da buone leggi, protetta da se stessa e dai conflitti famigliari.
L’udienza si concluse disastrosamente. Senza la tutela di un buon avvocato famigliarista, male assistiti dai servizi sociali, sono stati “lavati i panni sporchi in piazza”. Il Giudice Tutelare non ha saputo interpretare la situazione ed ha respinto l’istanza lasciando scoperta una situazione esplosiva. Pochi giorni dopo l’udienza, la mamma rifiutava la visita oncologica di controllo e per convincerla a farsi visitare è stato necessario chiedere l’intervento di sacerdoti, amici di famiglia, il medico.

 I congiunti hanno poi praticamente sequestrato la madre, impedendo ogni contatto e portandola per ritorsione a denunciare Corrias.
La denuncia è andata avanti ed il PM Walter Cotugno ha chiesto l’arresto circa un anno dopo. La madre era rimasta senza cure durante la permanenza dei parenti, il male era riesploso ed il Corrias si è dovuto raccomandare ai Carabinieri che lo arrestavano, affinché qualcuno la seguisse per la chemioterapia che doveva effettuare nei giorni successivi. Luigi Corrias è stato indagato, mentre si trovava nel Carcere di Marassi, dalla Dott.ssa Adriana Petri, il gip, la prima persona che cercando le ragioni della colpevolezza ha trovato le prove della sua innocenza.

Gli indizi gravi che hanno giustificato l’arresto erano privi di qualsiasi fondamento:Gli inquirenti non hanno letto le carte e hanno confuso il mio nome con quello di un parente, paziente psichiatrico pluripregiudicato, oltre ad aver dato retta alle calunniose dichiarazioni dei congiunti ed alle dichiarazioni incoerenti della mamma” sostiene Corrias. Nessuno durante le indagini si è mai neppure reso conto che è impossibile procurare lesioni ad una malata di cancro che viene sottoposta a continui esami medici senza lasciare tracce. Durante il processo l’anziana madre ha rilasciato numerose dichiarazioni contraddette dai fatti ed ha addirittura lamentato lesioni che la certificazioni mediche hanno dimostrato inesistenti. Una perizia ha certificato che Luigi Corrias è sano di mente, privo di significativi disturbi della personalità, capace di intendere e volere e quindi imputabile. Lo psichiatra che lo ha visitato, il dott. Gian Luigi Rocco, è il medesimo specialista che ha visitato Donato Bilancia, Stefano Diamante, Katerina Mathas. Dopo la scarcerazione, una istanza restrittiva impediva al Corrias di riavvicinarsi a casa e contattare la mamma.

 Una volta assolto, Luigi Corrias avrebbe finalmente potuto tornare a casa, riprendersi professionalmente e rivedere la madre. Ha trovato però la proverbiale porta di legno: da gennaio la madre è praticamente scomparsa e sono stati disdettati in pochissimi giorni affitto, utenze gas, luce ecc.
Luigi Corrias vive dei risparmi di una vita fatti di lavori a tempo determinato. Non vi è lavoro a Genova ed addirittura i suoi computer, strumenti del suo lavoro con inestimabili ricordi che erano stati sequestrati, gli sono stati restituiti sfasciati.
Sto cercando disperatamente mia madre che è sempre più confusa e malata. Temo sempre possa succedere qualcosa a causa della malattia. L’angoscia che nel carcere diventa residenza, luogo che ti circonda e ti costringe sempre, adesso da libero ed assolto me la porto dentro continuamente. Passo dei momenti terribili. Vorrei che la gente sapesse cosa succede nell’Inferno di Marassi. Vorrei che i miei parenti lo ripetessero ora che sono il figlio responsabile” commenta oggi Corrias.