venerdì 24 gennaio 2014

Tre passi nel ridicolo

COSIDDETTI “PROGRESSISTI” VOGLIONO ABOLIRE “PADRE” E “MADRE”. TRE PASSI NEL RIDICOLO (E VERSO IL BARATRO).






Quasi cent’anni fa il grande Gilbert K. Chesterton prevedeva che la deriva della moderna mentalità nichilista sarebbe stata – di lì a poco – il ridicolo. Cioè la guerra contro la realtà.
Intendeva dire che ciò che fino ad allora era stata un’affermazione di buon senso e di razionalità – per esempio che tutti nasciamo da un uomo e da una donna – in futuro sarebbe diventata una tesi da bigotti, un dogmatismo da condannare e sanzionare. Sosteneva che ci dovevamo preparare alla grande battaglia in difesa del buon senso.
Chesterton infatti scriveva:
“La grande marcia della distruzione culturale proseguirà. Tutto verrà negato. Tutto diventerà un credo… Accenderemo fuochi per testimoniare che due più due fa quattro. Sguaineremo spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Non ci resterà quindi che difendere non solo le incredibili virtù e saggezze della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile: questo immenso, impossibile universo che ci guarda dritto negli occhi. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l’erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Saremo tra coloro che hanno visto eppure hanno creduto”.

SPREZZO DEL RIDICOLO

Viene da ricordarlo con una certa tristezza in questi giorni nei quali – seguendo la bislacca trovata del governo francese – anche in Italia sta cominciando a dilagare l’idea di sostituire, nella modulistica della burocrazia scolastica, le categorie “padre” e “madre” con la formula “genitore 1” e “genitore 2”.
Tutto questo perché – secondo l’ideologia “politically correct” – si deve “desessualizzare la genitorialità”. Cioè perché la dizione “padre” e “madre” potrebbe essere sentita come discriminatoria da qualcuno.
Resistendo allo sconcerto e al ridere vorrei provare a ragionare pacatamente con chi si fa alfiere di questo tipo di trovate. Anzitutto va sottolineato che “i fatti hanno la testa dura” e – con buona pace di certi opinionisti – tutti sulla terra siamo stati generati da un uomo e da una donna. In qualunque modo sia avvenuto il concepimento.
Quindi la realtà contraddice le opinioni e soprattutto mostra che nessuno può sentirsi “discriminato” da quella formulazione perché tutti, proprio tutti, siamo stati generati da un padre e da una madre e dunque siamo loro figli.
Ma oggi purtroppo la mentalità dominante afferma che se i fatti contraddicono le opinioni, tanto peggio per i fatti. Così, non potendo “abolire” la natura per legge, si decide di abolire le parole che “dicono” la natura delle cose (domani si potrà decretare per legge che due più due fa sette e che si deve chiamare notte il giorno e giorno la notte).

DISCRIMINAZIONE PEGGIORE

Torniamo al genitore 1 e al genitore 2. Il fatto è che con questa formula i “politicamente corretti” finiscono pure per creare discriminazioni peggiori.
Anzitutto discriminano la stragrande maggioranza delle persone che continuano a sentirsi padri e madri – e non genitore 1 e genitore 2 – e continuano farsi chiamare dai figli “papà” e “mamma” (finché non verrà proibito).
In secondo luogo con la nuova formulazione si discrimina il “genitore 2” che inevitabilmente diventerà secondario.
Infatti per ovviare a questo problema al Comune di Bologna pare abbiano pensato di adottare un’altra dizione: “genitore” e “altro genitore”.
Vorrei sommessamente notare che è egualmente discriminatoria verso uno dei genitori. E che entrambe poi sono formule fortemente sessiste, perché sia la “soluzione” veneziana che quella bolognese, usano il termine genitore al maschile, mentre la madre – se vogliamo usare un linguaggio non discriminatorio – è casomai “genitrice”.
Ma, a quanto pare, in questo caso la discriminazione contro le donne viene ignorata e tenuta in non cale. Alla fine della fiera è evidente che i soli termini che non discriminano nessuno sarebbero “padre” e “madre”.
Ma ormai l’ideologia dominante ha dichiarato guerra a padri e madri, alla famiglia naturale, alla realtà. E quindi dovremo subire la loro progressiva cancellazione linguistica.
Non solo. L’epurazione del linguaggio andrà avanti (per esempio la parola “matrimonio”, che rimanda evidentemente alla mater, quindi alla generazione) e si dovrà estendere alla letteratura.

DESESSUALIZZARE TUTTO

Si dovrà censurare quasi tutto, dall’Odissea, dove Telemaco ha la sfrontatezza di aspettare il padre anziché il genitore 1, all’Amleto dove il protagonista vive anch’esso il dramma della morte del padre.
Dalla Bibbia, dove la paternità di Abramo dà inizio all’Alleanza e dove Gesù insegna a pregare col “Padre nostro”, indicando in Maria la Madre, fino alla psicoanalisi.
Anche la psicoanalisi dovrà cadere sotto i colpi del politically correct.
Sigmund Freud nella “Prefazione alla seconda edizione” di “L’interpretazione dei sogni” scrive testualmente: “Questo libro ha infatti per me anche un altro significato soggettivo, che mi è riuscito chiaro solo dopo averlo portato a termine. Esso mi è apparso come un brano della mia autobiografia, come la mia reazione alla morte di mio padre, dunque all’avvenimento più importante, alla perdita più straziante nella vita di un uomo”.
Come ha notato Hermann Lang “se Freud è da considerare il padre della psicanalisi” da questa citazione “risulterebbe che questa psicanalisi la deve essenzialmente alla relazione con il padre”.
La psicoanalisi infatti ci spiega che il “padre” e la “madre” non sono soltanto l’ineludibile realtà umana da cui tutti siamo nati e nasciamo, coloro che hanno generato il nostro corpo biologico: essa ci svela che le loro diverse figure permeano pure la nostra psiche, fondano, in modo complementare, la nostra identità profonda e la nostra relazione con tutte le cose. Abolire il padre e la madre dunque rischia di portare all’abolizione (psicologica) dei figli.
Ricordo solo un pensiero di Freud: “Non saprei indicare un bisogno infantile di intensità pari al bisogno che i bambini hanno di essere protetti dal padre” (da “Il disagio della civiltà”, in Opere, X, Boringhieri, Torino 1978, p. 565).
Qua, come pure dove parla della madre, come si può “correggere” Freud? Non si può sostituire padre e madre con genitore 1 o genitore 2. Perché non sono intercambiabili. Padre e madre sono complementari. E ineliminabili.
Ma tutto questo sembra non importare a questo o quell’assessore o politico o ministro o opinionista. Pare che nemmeno ci si accorga dell’enormità e della delicatezza di ciò che si va a spazzar via. Cosa volete che sia la cancellazione di una civiltà millenaria e della stessa natura umana. Basta una delibera del sindaco.

Antonio Socci

Da “Libero”, 19 settembre 2013

Da leggere:
La Francia elimina il "buon padre di famiglia" (Avvenire)

La Francia elimina il «buon padre di famiglia»

FONTE:
http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/francia-elimina-espressione-buon-padre-di-famiglia.aspx


PARIGI - Il debito pubblico francese è alle stelle e preoccupa l’Europa. Certi comitati sindacali di fabbrica transalpini hanno sequestrato dei dirigenti e restano sul piede di guerra, dicendosi pronti a nuove azioni violente.

E di cosa si discute, in queste settimane tormentate, fra le mura del Palais Bourbon, sede dell’Assemblea nazionale? Dell’espressione «bon père de famille», «buon padre di famiglia», ereditata dal diritto romano e transitata per secoli nei testi e codici legislativi del mondo intero.

Ma adesso, i Verdi sostengono che l’espressione è in realtà un pericoloso simbolo «sessista». Nasce da qui un emendamento appena votato nottetempo per bandire l’espressione dai circa 15 testi dov’è ancora presente, in particolare nel Codice civile. L’espressione incriminata, che fa parte pure del linguaggio corrente e non era mai parsa tanto insidiosa alla gente comune, sarà sostituita dalla formula «gestione ragionevole» o dall’avverbio «ragionevolmente».

Ma sono ragionevoli, invece, il puntiglio e l’energia investiti contro un’espressione classica della lingua nazionale? Una parte dell’opposizione di centrodestra ha reagito con ironia, chiedendosi se l’epurazione linguistica in corso se la prenderà presto pure con il termine «patria», oppure come si risolverà il dilemma legato alle discriminazioni incrociate contenute nel termine «madrepatria». Ma c’è pure chi, come il deputato neogollista Hervé Mariton, ha lanciato una denuncia in piena regola: «Siamo in pieno totalitarismo linguistico».

Daniele Zappalà
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Da leggere:
Tre passi nel ridicolo. (A.Socci, 2013) 

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 ABOLITO IL «BUON PADRE DI FAMIGLIA»: E' LA FRANCIA DI HOLLANDE, SIGNORI....



Fonte: http://www.secoloditalia.it/2014/01/cancellato-anche-il-buon-padre-di-famiglia-e-la-francia-di-hollande-signori/

l Parlamento francese colpisce ancora nel cuore della società, ossia nella famiglia, picconando un altro tassello di quel che resta del nucleo familiare così come lo abbiamo sempre concepito per tradizione, vocazione, natura. È stato infatti votato nella notte un emendamento del progetto di legge sulle pari opportunità tra uomo e donna che vuole cancellare dal codice civile la locuzione di «buon padre di famiglia». Il motivo? L’espressione è ritenuta «sessista» e «obsoleta» da parte della ministra socialista delle Pari opportunità, Najat Vallaud-Belkacem. che ha pure preteso di spiegare l’inquietante decisione: “È necessario attualizzare il diritto per renderlo conforme alla realtà e renderlo comprensibile. La grande maggioranza della popolazione, ai giorni nostri, ha voltato pagina in merito alla struttura patriarcale della famiglia e non capisce più questo riferimento». Così in un Paese attraversato dallo scandalo Hollande ma soprattutto scosso dalla crisi economica come tutta Europa, il Parlamento legifera di notte non su come rimettere qualche euro nelle tasche dei francesi per ridare loro certezze economiche, ma togliendo le certezze anche morali che nel quotidiano regolano la vita delle persone. Noncuranti del fatto che i francesi avevano fatto capire molto bene alla politica il loro “no” alle fughe in avanti del progressismo laicista in tema di morale familiare.
Le manifestazioni di piazza contro il disegno di legge del governo sui matrimoni gay e l’adozione di minori da persone dello stesso sesso sono costanti. E da Parigi si sono diffuse a Roma e in molte città europee attraverso il movimento di popolo Manif pour tous, che mobilita cittadini di tutte le sensibilità o appartenenze filosofiche, religiose, politiche per i diritti dei bambini. In molte di queste manifestazioni sfilavano, che piaccia o no, molti padri e madri di famiglia, in molti casi fermati solo per indossare una maglietta con il logo ormai famoso – e che ha un seguito impressionante in rete –  che raffigura un papà, una mamma e due figli tenuti per mano. Il Parlamento francese dimostra di essere totalmente scollegato con il sentire delle persone e di persegue in maniera dissennata la dissoluzione dei caposaldi culturali della società occidentale. «Si tratta di riscrivere una definizione che è presente nel Codice civile dal 1804 e risale al diritto latino», ha spiegato la ministra socialista delle Pari opportunità. Forse tutto ciò è un problema solo per lei, che crede di vedere un mondo diverso da quello rappresentato da tanti padri di famiglia che si incontrano tutti i giorni e si spaventa, evidentemente, delle parole. Un buon padre di famiglia si preoccupa del benessere materiale e spirituale dei figli, della loro istruzione, del loro futuro, modula con oculatezza, insieme alla madre di famiglia, il patrimonio, le entrate, le uscite, fa sacrifici, se necessario, cioè sempre. Un punto di riferimento con precisi compiti, una garanzia per i i figli. Abbastanza semplice eppure abbastanza difficile in un mondo dove tutto, compreso certi legislatori, tendono a deresponsabilizzare le persone. Infatti qual è la portata innovativa di questa “rivoluzione”, cosa hanno inventato di alternativo al buon padre di famiglia? Il genitore A e B? “Un” genitore, “l’altro genitore”? Un po’ poco e, come al solito, sull’altare del nuovismo vengono dimenticate le esigenze e le certezze di cui hanno bisogno i figli, che se potessero decidere, preferirebbero senza dubbio il ritorno del buon caro vecchio padre di famiglia (magari un po’ maltrattato)…

giovedì 23 gennaio 2014

Dona sperma a coppia lesbica. Condannato a pagare gli alimenti



 

Man Who Donated Sperm to Lesbian Couple Forced to Pay Child Support

Shawnee County District Court Judge Mary Mattivi has ruled that a Topeka, Kansas man, William Marotta, who donated sperm to a lesbian couple after responding to their online ad is the father of a child born to the women and must pay child support.
Mattivi wrote that Marotta is more than a sperm donor and is financially responsible for the child because a licensed physician was not involved in the artificial insemination process. Marotta argued that he didn’t intend or desire to be a father. He signed a contract with the lesbian couple waiving all parental rights with the expectation that it exempted him from parental obligations.
The Kansas Department for Children and Families filed the case in October 2012 seeking to have the Topeka man declared the father of a girl born to Jennifer Schreiner in 2009. Their action was taken to recover $6,000.00 in public assistance and for future support of the child.


Source:
http://cjonline.com/news/2014-01-22/court-marotta-father-not-merely-sperm-donor

lunedì 20 gennaio 2014

Evviva il maschio

 

 

 

 Tremate, gli streghi sono tornati. In America il movimento esce dalle catacombe. E Camille Paglia azzarda: il mondo è degli uomini

Ci voleva Camille Paglia per rinvigorire il corpo esausto del maschio, cacciato a forza dal reame delle cose utili o ridotto a semovente banca del seme nella febbrile attesa della partenogenesi. Ci voleva una lesbica e femminista radicale sconfinata nell’eterodossia, una traditrice dell’asessuato pensiero Lgbt, e per questo tenuta ai margini dei circoli della gente che piace, per dire che il mondo è degli uomini, ma senza l’inflessione apocalittica dell’evangelista che attribuisce a Satana la signoria sulla terra. La terra è maschia e se ne faranno una ragione le Sheryl Sandberg del “lean in” e le Tina Brown del “lean on”. Il mondo è del maschio per via di quell’antica storia della divisione del lavoro. E’ del maschio perché le strade su cui la femmina fa carriera sono asfaltate da maschi, le merci che la femmina vende con mirabile cura e capacità persuasiva sono caricate sui camion da operai maschi e dai maschi sono portate nei magazzini dove altri maschi le scaricano e le distribuiscono, e così via.

L’economia moderna, con il suo vasto network di produzione e distribuzione, è un’epica maschile nella quale le donne hanno trovato un ruolo produttivo, ma le donne non sono le autrici di questa epica”, ha detto Paglia al Munk Debate di Toronto, in una specie di quaestio quodlibetalis sull’obsolescenza del genere maschile che l’ha opposta all’autrice che ha celebrato la fine dell’uomo, Hanna Rosin, e alla Maureen Dowd che si è retoricamente domandata in un libro di qualche anno fa se gli uomini siano poi davvero necessari. Il passaggio dall’assetto economico industriale a un modello produttivo incentrato sui servizi ha certamente alimentato i sogni egalitari e le utopie dell’indistinzione sessuale – sostenute da promesse manipolatorie della biologia – ma i segni di resipiscenza vengono dalla generazione che aveva combattuto con tutte le sue forze l’oppressione di genere. “In realtà – ha detto Paglia – gli uomini sono assolutamente indispensabili ora, anche se la cosa è invisibile per molte femministe, le quali sembrano cieche di fronte alle infrastrutture che rendono possibili le loro carriere professionali. Sono principalmente gli uomini che fanno il lavoro sporco e pericoloso di costruire le strade, colare il cemento, cuocere i mattoni, incatramare i tetti, allacciare cavi elettrici, costruire gasdotti e fogne, tagliare alberi e modellare il paesaggio naturale per costruire edifici. Sono gli uomini che sollevano e saldano le travi che sorreggono i nostri uffici, e sono sempre gli uomini che fanno il lavoro, che fa drizzare i capelli, di installare e sigillare i vetri di grattacieli di cinquanta piani”.

Per Paglia ammettere la mistica del maschio che forgia e installa gli strumenti che permettono alla donna di fare carriera non equivale alla resa del femminismo. Semmai è il segno dell’emancipazione per cui la donna si è battuta: “Certamente le donne moderne sono abbastanza forti per riconoscere ciò che è giusto”. Il mondo è maschio, riconoscerlo è femmina. E’ una provocatrice che si diverte a rovesciare e scandalizzare, dice quello, e certamente Paglia, sostenitrice da sponda femminista del vitalismo della pornografia, della prostituzione e dello striptease come atto da inquadrare certamente nella sfera del sacro, non pesca nelle acque morte della convenzione. Ma il cuore del suo argomento non è ironico, non si fa strada sciabolando paradossi. In un’intervista al Wall Street Journal ha portato la sua tesi alle estreme conseguenze, mettendo in connessione l’indifferenza di genere che occhieggia nel femminismo e nell’ideologia gay (Harvey Mansfield, teorico contromano del ritorno della “manliness”, parla opportunamente di “same-sexuality” in opposizione al più vasto e antico concetto di omosessualità) al collasso della cultura occidentale. L’occidente ha marginalizzato la cultura militare, il lavoro manuale, ha glorificato la formazione universitaria, autoclave mentale in cui fermenta il pensiero unico, e insomma ha svilito qualunque attività porti traccia della differenza sessuale. Sulla “war against boys”, la tendenza delle scuole americane a femminizzare il maschio, aveva già scritto testi fondamentali la femminista in esilio Christina Hoff Sommers, altra glorificatrice del vituperato corpo maschile, e tutto cospira allo sfibrarsi della materia culturale che l’occidente aveva impiegato millenni a plasmare. Lo chiamano femminismo ma un termine più appropriato sarebbe indifferentismo, culmine della pulsione egalitaria che appiattisce le differenze biologiche e culturali fra generi.

Il teologo americano David Schindler, decano emerito dell’istituto Giovanni Paolo II di Washington, sostiene che al cuore del liberalismo c’è una “antropologia androgina”: l’umano è tale in quanto è capace di scelte razionali, non in quanto caratterizzato da un’identità sessuale. La storia dell’“immagine e somiglianza” (“E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò”, Gen 1,26-27) che è riflesso terreno della natura duale del divino finisce dritta nel cestino dell’immondizia indifferenziata, impossibile persino da riciclare.

Questa ossessione per la sterilizzazione della sessualità è un istinto “borghese”, secondo Paglia, che alla morigerata “equality” sessuale preferiva, negli anni della rivoluzione sessuale che hanno preceduto la presente rivoluzione asessuale, la più avventurosa ricerca della “diversity” e ora si ritrova a dibattere con le promotrici del compimento femminile su uno spartito che è – e sarà sempre, ammette olimpica Paglia – squisitamente maschile. La ricostituzione del maschio appare dunque come un’arte femminile nell’epoca in cui anche le tette situazioniste delle Femen vengono a noia, tanto si sono ritirate nell’angusto spazio mentale di una galleria fotografica sulla homepage collettiva. Del resto la rivoluzione non è un flash mob con i paparazzi preallertati. Nel mondo che passa il tempo a inventare nuovi diritti per proteggere categorie che ancora non esistono, galoppa la retorica del corpo delle donne e il suo esatto contrario, la rivendicazione movimentista della mascolinità come frontiera estrema dei diritti civili, le Femen con il petto villoso che reagiscono all’oppressione della misandria.

La segregazione razziale è la battaglia dell’America di ieri l’altro (si discute piuttosto, da Starbucks alla Corte suprema, dell’eliminazione dell’Affirmative Action), quella femminista di ieri, l’uguaglianza gay va a gonfie vele presso l’opinione pubblica di destra e di sinistra, e cercando nuove categorie da sdoganare socialmente si è finito per estrarre dall’armadio il maschio che fu oppressore per antonomasia e che ora si sente oppresso.

Il Men’s Rights Movement (Mrm), movimento per i diritti del maschio, è una reazione alla prima ondata femminista, ideologia che si nutre delle stesse categorie e degli stessi cliché, semplicemente rovesciati. Si è diffuso in America come forma di protesta sottoculturale nella fase in cui l’emancipazione femminile ha generato quelli che erano percepiti come pregiudizi e discriminazioni verso gli uomini, e ha condotto battaglie più o meno surreali sull’adozione dei figli, sulla violenza domestica, sulle pene per lo stupro e i reati a sfondo sessuale, sul trattamento dei detenuti, le leggi sul divorzio e altri ambiti sociali in cui le donne, dicono, godono di condizioni più favorevoli per il solo fatto di essere donne. Che poi non era l’uguaglianza quella che andavano cercando? Questo il tenore dei ragionamenti.
Talvolta il Mrm ha combattuto fianco a fianco con i più intransigenti gruppi femministi, ad esempio sulla leva obbligatoria. All’inizio degli anni Settanta un gruppo di coscritti ha fatto causa allo stato federale per violazione della clausola della “equa protezione”, il cuore del 14esimo emendamento introdotto dopo la guerra di Secessione per dare effettiva protezione agli schiavi liberati. Dicevano che la leva era ingiusta perché non s’applicava alle donne, di fatto facendo leva sull’argomento egalitarista delle femministe, e perciò quando dieci anni più tardi il caso è arrivato al giudizio della Corte suprema il Mrm e l’odiata National Organization for Women si sono ritrovati a fare la battaglia per la naia universale. I giudici sentenziarono che il Congresso aveva il diritto di subordinare il principio dell’uguaglianza ai bisogni militari dello stato: in quel momento lo stato aveva bisogno di uomini. Il servizio militare è uno degli argomenti su cui, pur provenendo da vie diverse, Paglia e il balzano movimento maschilista che cerca di uscire dalle catacombe s’incontrano per un attimo. Trent’anni dopo che una corte ha ribadito il carattere maschile e obbligatorio del servizio militare l’esercito è un’entità volontaria, senza distinzione sessuale e tollerante verso gli omosessuali. Il “don’t ask, don’t tell” sembra il residuo di un’antica epoca reazionaria e il dibattito, semmai, è se le donne possano o meno ricoprire ruoli “combat”. Forse fra trent’anni la discussione apparirà ripugnante e offensiva. Il punto, per i difensori dei diritti maschili, è l’uguaglianza, per Paglia è la differenza: l’ultrafemminista assalita dalla realtà concepisce il servizio militare come riconoscimento pubblico dell’intrinseca differenza biologica e di ruoli fra uomini e donne.

E’ in questo affresco pansessualista che il movimento per i diritti maschili ha ripreso un certo vigore, non più risposta uguale e contraria al femminismo ma anche rivendicazione del diritto alla differenza dopo la solenne sbornia dell’uguaglianza. Gli attivisti sono costantemente alla ricerca di provocazioni per svelare i paradossi che l’indifferentismo sessuale ha generato. Qualche mese fa, alcune città canadesi hanno promosso una campagna pubblica contro lo stupro. Lo slogan era “don’t be that guy” e il poster più diffuso ricordava agli uomini che non ricevere un rifiuto esplicito non significa che lei acconsenta, dunque il confine dello stupro è spesso più labile di quanto un adolescente canadese alla quarta birra possa immaginare: “Il fatto che non dica ‘no’ non significa che stia dicendo ‘sì’”. Le autorità dicono che i reati sessuali sono calati del 10 per cento dopo la campagna, e non si aspettavano di vedere comparire la controcampagna maschilista “don’t be that girl” contro i pregiudizi sull’uomo predatore. “Il fatto che ti sia pentita di quella notte non significa che fosse uno stupro”, campeggia sui cartelloni. La provocazione ha suscitato moti d’indignazione direttamente proporzionali alla visibilità che ha dato al movimento. Il sottobosco maschilista ha riattivato i suoi circuiti, la campagna sui pregiudizi verso gli uomini è rimbalzata nel network A Voice for Men di Paul Elam, che del movimento è l’agitatore supremo, un incrocio fra un imbonitore radiofonico della Bible Belt e un cavilloso avvocato dell’Aclu che produce documentari su come le leggi sul divorzio favoriscano sistematicamente le donne. Sull’onda dell’entusiasmo gli attivisti hanno tentato un altro colpo a effetto inondando l’Occidental College di false segnalazioni di stupro. L’iniziativa era la risposta a una scheda, assai comune nei campus americani, in cui gli studenti possono riportare in forma anonima segnalazioni di violenze. E’ uno strumento che permette alle università di monitorare il numero di crimini sessuali e di rispondere adeguatamente, ma per gli attivisti è diventato il sinonimo della caccia al maschio che si avventa sulle prede, con libertà assoluta di denuncia, ché tanto nessuno si permetterà di non credere alla studentessa che denuncia una violenza. Una bufala, dunque, ma la falange dei diritti maschili vive di boutade e sceneggiate a effetto che sono tutto sommato il portato della fase postfemminista americana, l’ineffabile periodo dell’indistinzione, della lotta radicale al concetto di genere, del livellamento biologico e culturale denunciato da Camille Paglia, improbabile difensore dei diritti vilipesi del maschio occidentale ridotto a sottocultura.

venerdì 10 gennaio 2014

Senza padre madre e figli/e, la dottrina è afasica



Fonte: http://www.lanuovabq.it/it/articoli-eppure-in-italiai-pastori-sonoin-fuga-dal-gregge-8151.htm


Vorrei inserirmi anch’io nel dibattito suscitato dalla lettera di Mario Palmaro e dalla risposta di Riccardo Cascioli pubblicate su La Nuova BQ. Lo faccio intervenendo su un solo punto dei tanti sollevati.
Effettivamente davanti all’emergenza in atto sul fronte della famiglia ci si pongono molte domande, riguardanti anche l’atteggiamento dei pastori della Chiesa italiana. Troppo evidente è la glaciale gravità della situazione e i silenzi, oppure i giochi di parole, oppure le divagazioni di tanti. Non perché debbano essere sempre i vescovi a dare il “là”, ma perché i laici hanno bisogno di conferme. Non di ricette operative,  quelle sanno trovarle da soli, ma di conferme dottrinali. A questo servono i pastori. Oggi nel mondo cattolico si sono aperte mille fessure dottrinali su questi argomenti e ognuno va per la sua strada. Quello che era stato detto nella “Nota a riguardo della famiglia fondata sul matrimonio e di iniziative legislative in materia di unioni di fatto” il 28 marzo 2007, o quanto insegnato da Benedetto XVI fino al discorso alla Curia Romana del 21 dicembre 2012 (non un secolo fa) non valgono più? E se non valgono più perché nessuno ce l’ha detto? E se valgono ancora non è il caso di ribadirlo? Sono domande sincere che sorgono nell’animo di fedeli docili alla Chiesa, che però gli occhi li tengono aperti, che hanno una speranza vivificata dalla vita sacramentale che li sostiene nelle incertezze, ma che sanno anche usare realisticamente della loro ragione.
Prendiamo la legge Scalfarotto in discussione al Senato. E’ evidente che con la scusa di non discriminare, quella legge finisce per parificare omosessualità ed eterosessualità, ossia finisce per convalidare la cosiddetta ideologia del genere. Già adesso nelle scuole – complici la strategia dell’UNAR e la rete Ready -  si presentano tutti i vari orientamenti sessuali, vengono cambiati i libri di testo, si educano le menti degli insegnanti e l’OMS 8Organizzazione Mondiale della Sanità), in virtù della non discriminazione, impartisce direttive abominevoli sull’educazione sessuale fin da bambini.
Prendiamo le Unioni Civili, di cui si riparla dopo la proposta di Renzi. In ogni Paese in cui sono state approvate, si sono subito trasformate nel matrimonio omosessuale. Stupiscono le diffuse posizioni cattoliche che sono disposte ad accettare le Unioni Civili se chieste non in nome dell’omosessualità ma dei diritti individuali. Non esistono associazioni di conviventi eterosessuali che rivendichino il loro riconoscimento. I conviventi di fatto non vogliono sposarsi. Altrimenti si sposerebbero. Le Unioni Civili sono fatte su misura delle coppie omosessuali. Ma l’omosessualità non può essere considerata normale dallo Stato. Né si tratta solo di diritti, in quanto i diritti individuali possono essere soddisfatti dal diritto individuale. In gran parte già lo sono. Lo scopo delle Unioni Civili è di costituire l’anticamera per il matrimonio omosessuale e la sua parificazione alla famiglia naturale.

Questo è però un fatto gravissimo, una rivoluzione epocale davanti a cui solo l’ignoranza del problema può scusare le omissioni. Un fatto gravissimo non tanto dal punto di vista morale, di cui si occuperà ogni singola coscienza, ma dal punto di vista della costruzione della comunità: la società rifiuta la sua origine, ossia la famiglia, e si concepisce come una somma di individui. Nella coppia omosessuale non c’è complementarietà né apertura alla vita. Senza la famiglia la società finisce.
Il riconoscimento del matrimonio omosessuale apre la porta all’abominevole mercato dell’utero in affitto, alle adozioni gay dove i bambini vedranno baciarsi i loro genitori omo e mancheranno di una delle due figure fondamentali per la loro crescita, alla riforma del diritto di famiglia, alla riforma del diritto amministrativo … in pratica allo stravolgimento di tutta la nostra società, ormai dimentica della natura umana. La società si congederebbe così definitivamente dalla natura e si concepirebbe solo come una costruzione artificiale fatta in base ai desideri individuali o ai diritti soggettivi, senza più essere debitrice di un progetto che la precede e la fonda. Da questo tipo di società la religione cristiana sarebbe incapace di farsi capire: togliete alla dottrina cattolica le parole Padre, Madre, Figlio e Famiglia e diventa afasica.
La situazione è drammatica, non c’è dubbio. Qualche deputato in parlamento si impegna. Le Sentinelle in Piedi si fanno vedere. Ma è evidente la distonia tra questa gravità e i silenzi dei vescovi, l’assenza di mobilitazione dei settimanali diocesani e della stampa cattolica, il tergiversare su tante questioni importanti sì ma troppo care al mondo perché possano essere quelle decisive, la paura di parlarne per non avere contestazioni, l’assenza dei grandi movimenti ufficiali che sembrano più interessati a cavillare in cerca dell’onorevole compromesso più che a dire le cose come stanno. Il popolo cattolico non è nemmeno informato che a scuola ai ragazzini ormai dicono apertamente che il coito è di due tipi … per non discriminare, naturalmente.
Se manifesti questi sentimenti ti viene però detto che Papa Francesco ha affermato di non usare “bastonate da inquisitore, di condanna”. Certamente Papa Francesco non voleva dire che il rispetto dovuto a tutti contrasta con la lotta per delle leggi giuste. Anche lui ha parlato e parla  di “custodia del creato”. Le Sentinelle in Piedi non condannano nessuno: non parlano neanche. Però ci sono. E lottano. Nella Nota del 2007 dei vescovi italiani sul riconoscimento giuridico delle coppie di fatto non c’erano “bastonate da inquisitore”, ma una sobria, cordiale, ragionevole, precisa riproposizione della dottrina. Come mai davanti all’attuale emergenza – indice di gravità che un comunicato dell’Osservatorio Van Thuân ha aumentato ad “allarme” – non si dice niente e si fa poco? Come mai chi fa qualcosa lo fa quasi alla chetichella?
Quando la fede – come ben chiarisce la Lumen Fidei di Papa Francesco -, tramite la sua dottrina, ricorda alla ragione ubriacata la verità, a cui avrebbe dovuto attenersi se fosse rimasta sobria, non usa nessuna “bastonata da inquisitore”, ma semplicemente le offre il suo cordiale, ragionevole - anche se deciso – aiuto. Quando la fede dovesse abbandonare questa sua funzione, sarebbe segno che è in crisi e che si è rassegnata a consegnare l’uomo a chi usa veramente il bastone.

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Mi inserisco volentieri  sul dibattito sull' "afasia", cercando di dare una possibile valida giustificazione all'afasia a cui fa riferimento l'articolo.

Molto prosaicamente, secondo il mio modo di vedere, i Vescovi non parlano del tema della famiglia, anche per la paura di non avere contestazioni su almeno due fronti, ovvero:

1. non avere contestazioni sul tema LGBT, da parte dei media. E ciò è pacifico, visto che il tema della famiglia crea già grandi contestazioni in ambito laico-ateo-agnostico.

2. non avere contestazioni sul tema della famiglia tradizionale, da parte delle stesse cattolicisime madri.. che hanno ben volentieri abbracciato l'arma del femmnismo oggi imperante. E' ovvio che il riferimento da parte dei Vescovi alla famiglia tradizionale comporterebbe un chiaro riferimento alle figure del PADRE, della MADRE e dei FIGLI, alla complementarietà e alla NECESSITA' che entrambi i genitori collaborino nell' "interesse del minore". Ma questo sacrosanto interesse del minore, tanto sacrosanto quanto vilipeso nelle aule dei nostri tribunali , è nei fatti (non nelle parole, giammai ... ) sistematicamente NEGATO nei casi di separazioni coniugali, in cui nei fatti il minore è affidato alle cure di un genitore prevalente (generalmente alla MADRE) in barba alla legge sul condiviso, alla ragionevolezza e alla psicologia. Affermare dai pulpiti delle Chiese la necessità di una presenza effettiva di un padre e di una madre equivarrebbe  ad infrangere quel muro di omertà dietro al quale tutt'oggi molte cattolicissime madri, nella loro sedicente centralità famigliare, nascondono i mezzi che la kultura del mondo riserva loro (false accuse di abusi, false accuse di stalking, false accuse di maltrattamenti), per estromettere nei fatti il coniuge dalla cura filiale. Come ebbi a scrivere qui, il giorno in cui anche in Italia sentiremo dal pupito delle nostre chiese le parole di mons. Vingt-Trois

"Per i bambini e i giovani; che tutti aiutiamo ciascuno a scoprire il proprio cammino per progredire verso la felicità; che cessino di essere oggetto dei desideri e dei conflitti degli adulti per godere pienamente dell'amore di un padre e di una madre".

è un giorno lontano. Certo, ci vuole coraggio ad affrontare il 30% delle cattolissime ma agguerritissime madri italiane (il 30% dei matrimoni cattolici fallisce / il 30% delle famiglie cattoliche fallisce).

Certo, come scrisse Manzoni, "il coraggio, uno non se lo può dare"...

giovedì 9 gennaio 2014

Senza papà è brutto...



 FOnte: http://tengofamiglia.wordpress.com/2014/01/09/senza-papa-e-brutto-e-fa-male/

Gli scienziati hanno avvertito che crescere senza un padre potrebbe alterare permanentemente la struttura del cervello e dar luogo a bambini e ragazzi aggressivi e arrabbiati.
I bambini cresciuti da una madre single hanno un rischio maggiore di sviluppare comportamenti devianti, tra cui abuso di droga.
Si ritiene che crescere in una famiglia senza padre abbia un impatto maggiore sulle figlie che sui figli.
La dr. Gabriella Gobbi, che ha effettuato la ricerca con i colleghi della Facoltà di Medicina della McGill University in Canada, ha detto:
Questa è la prima volta che i risultati della ricerca scientifica hanno dimostrato che la privazione paterna durante lo sviluppo influisce sulla neurobiologia della prole
La ricerca, effettuata sui topi, ha confrontato il comportamento sociale e l’anatomia del cervello dei ragazzi con due genitori con quelli dei ragazzi che crescono solo con le madri. Il team ha detto che i risultati ottenuti hanno una rilevanza diretta per la società umana. Sono stati adoperati topi California che, come gli umani, sono monogami e aumentano la prole insieme.
Francesco Bambico del Centre for Addiction and Mental Health di Toronto, che ha collaborato al progetto, ha dichiarato:
Potendo controllare appieno il loro ambiente, possiamo pareggiare i fattori che differiscono fra loro. Gli studi sui topi sono quindi più attendibili di quelli sugli umani, dove è impossibile tener conto di tutte le influenze durante lo sviluppo.
E la dr. Gobbi:
I cervelli dei topi senza padre si sviluppano in modo diverso; specialmente a livello della corteccia prefrontale, ossia la parte del cervello che controlla l’attività sociale e cognitiva.
Lo studio, pubblicato su Cerebral Cortex, ha osservato interazioni sociali anomale nei topi allevati senza un padre, ed erano molto più aggressivi rispetto a quelli allevati da entrambi i genitori.
La differenza è stata di gran lunga più pronunciata nelle figlie femmine, che sono risultate anche molto più sensibili all’anfetamina stimolante.
La dr. Gobbi ha spiegato:
I deficit comportamentali che abbiamo osservato sono coerenti con gli studi umani sui bambini cresciuti senza padre. Questi bambini hanno dimostrato di avere un aumentato rischio di comportamenti devianti e, in particolare, le ragazze hanno dimostrato di essere a rischio di abuso di sostanze. Ciò suggerisce che questi topi sono un buon modello per capire come questi effetti si presentano negli esseri umani.
Il rapporto afferma che il comportamento dei topi è stato coerente con gli studi effettuati sui bambini cresciuti senza padre, evidenziando un incremento del rischio di comportamenti devianti, attività criminale, abuso di sostanze, rendimento scolastico inferiore e malattia mentale.
E ha aggiunto:
I nostri studi sottolineano l’importanza del padre durante i periodi critici dello sviluppo neurologico e che, invece, la sua assenza induce alterazioni del comportamento sociale che persistono fino all’età adulta.
La dr. Gobbi ha affermato che entrambi i genitori sono di vitale rilevanza per lo sviluppo della salute mentale dei bambini e si è detta speranzosa che i risultati dello studio stimolino i ricercatori a indagare di più e meglio il valore del ruolo paterno.
Un rapporto del Centre for Social Justice, pubblicato lo scorso giugno, ha trovato che più di 1 milione di bambini britannici vive senza padre e non ha modelli maschili di riferimento. Una cifra che aumenta di 20 mila unità all’anno.
Nel rione Manor Castle di Sheffield, il 75% delle famiglie sono monogenitoriali; si tratta quasi sempre di donne.

mercoledì 8 gennaio 2014

ONU e politiche anti-famiglia








(traduzione automatica) Fonte: http://www.catholicculture.org/culture/library/view.cfm?recnum=7454


Il protagonista di Wilde ne Il ritratto di Dorian Gray affondava sempre più profondamente nel male , per tutto la vita, con l'aiuto del diavolo, rimanendo bello e giovane dopo decenni . Ma il suo ritratto , nascosto in soffitta , lentamente si carica del male delle sue azioni , trasformandolo in un essere orribilmente brutto, mostrando la realtà orrenda che è stata diabolicamente nascosta al mondo. Alla fine , qualche sospetto sull'incorruttibilità apparentemente eterna di Gray porta a scoprirne il ritratto in soffitta, il quale rivela la verità sull'inganno .

Molti di noi sono stati a lungo sospettosi sulla realtà delle Nazioni Unite , con la loro facciata di impegno per la pace , il progresso e la prosperità . Ora un sacerdote cattolico e studioso ha strappato la copertura del ritratto delle Nazioni Unite in soffitta e ha rivelato la trasformazione dell'organizzazione , una volta promettente istituzione delle nazioni ora trasformatasi in una macchina per la distruzione delle sovranità nazionali e la loro sostituzione con un nuovo ordine per un cultura mondiale basata su una visione satanica di " nuovi diritti dell'uomo ". Michel Schooyans , demografo belga , filosofo e teologo , rivela ciò che le Nazioni Unite rassomigliano per davvero e la direzione in cui si stanno muovendo verso nel Il volto nascosto delle Nazioni Unite (tradotti da p. John H. Miller , CSC , Ufficio centrale , St. Louis , 2001) .


Con l'analisi esatta , precisa e coesa , Schooyans rivela l’implosione dell’originario riconoscimento delle Nazioni Unite di una concezione tradizionale dei diritti umani, espressa nella " Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo " dal 1948 fino ad oggi. Nelle parole dell'autore, si è ormai raggiunta una " reinterpretazione perversa dei diritti dell’uomo che opera sotto l'influenza di volontarismo e olismo; l'opposizione alla sovranità degli Stati richiesta dalle Nazioni Unite , l'istituzione di una inquisizione laica sotto la copertura della tolleranza e l'uso del diritto a ' legittimare ' violenza " (p.11) . I risultati di questa diminuzione dell'umano , estromesso da essere padrone della terra ,comporta che i diritti umani siano basati sulla forza fisica , in modo che , parole Schooyans " , " i diritti del forte animale sono superiori a quelli dell'uomo debole" ( p.20 , con un riferimento a Animal Liberation di Peter Singer) .

In questo volo dal ragionamento alla scienza dell'ontologia, Schooyans vede l'accettazione di una regola mortale formulata nel passaggio di testimone dall’antica ortodossia a un nuovo tipo di idea abbracciata dalle organizzazioni internazionali, e in primo luogo dalle Nazioni Unite e le sue agenzie - "Cerchiamo di rinunciare alla ricerca della verità e accontentarci dell’opinione comune" ( p.24 ) . L'autore vede nell’adozione di tale premessa anti- intellettuale la rivelazione di un volto delle Nazioni Unite oggi irriconoscibile, rispetto a quello che era stato al suo inizio, e potremmo aggiungere che questa regola del consenso è la principale pennellata di un ritratto che si rivelerebbe uno sfregio davvero spaventoso.
Recenti conferenze internazionali , dice p . Rapporti Schooyans , sono state impegnate nell’applicazione di questa nuova norma di politica - al Cairo nel 1994, Pechino nel 1995 , ea New York nel 2000, tra gli altri. Questi meetings sono stati caratterizzati dal " ricorso al consenso", di cui l'autore commenta :

    " Questo consenso è costantemente invocato , in modo specioso , per ignorare la legislazione nazionale che continua ad essere basata sulla oggettività dei diritti dell'uomo , tipico della tradizione classica . La normativa nazionale, pertanto, appare sempre più di fatto sbagliata, rispetto a quanto vorrebbe il consenso del momento, gli ordini del giorno e gli altri piani di azione " ( p.24 ) . [questa affermazione è lo specchio dell'applicazione del diritto di famiglia in Italia: la Costituzione e la Legge vorrebbero un condiviso, il consenso delle lobby femminista invece... N.d.r.]


Schooyans illustra l'esito infausto :

    " Il consenso è ottenuto nelle assemblee internazionali con 'certe' organizzazioni non governative, facendo un bel lavoro di lobbying . (Su questo punto , il premio va alla Federazione Internazionale di Planned Parenthood) Allora questo consenso viene richiamato per esercitare pressioni sulle nazioni in modo che essi possano "essere fedeli a se stesse" , firmando patti o convenzioni in materie o programmi di azioni proposti per consenso . Una volta ratificati , tali strumenti giuridici avranno forza di legge nei paesi aderenti "(p. 25 ). Schooyans cita alcuni esempi di conflitto tra tali consensi promossi dalle UN e dalle leggi nazionali. Uno è il riconoscimento della Gran Bretagna del diritto dei genitori di decidere se i loro figli devono o non devono frequentare le lezioni di educazione sessuale , ed è tratto delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo . L'autore vede la marcia verso una nuova etica creata dai " nuovi diritti" in settori quali l'omosessualità, l'eutanasia, la soppressione di supervisione dei genitori dei loro figli, la pedofilia, il divorzio, la prostituzione come in direzione di " sacralizzazione civile di violenza" [sono da richiamare i "nuovi diritti"  nel diritto di famiglia italiano, il quale per prassi assegna i figli a un genitore prevalente N.d.r.] . Alla fine di questo "viaggio neo - nietzscheano , " egli avverte, assisteremo alla tutela della violenza individuale con la violenza istituzionale. " Per sua stessa natura , questa stessa ' nuova etica ' sarà ... sarà intollerante , come deve essere quello di essere in grado di procurare l'uniformità sociale e rendere gli individui unidimensionali " ( p.27 ) .

Schooyans incolpa la travisata concezione delle Nazioni Unite sui diritti umani che conduce ad una nuova determinazione globalizzata, che  " divinizza la Terra e dissacra l’ uomo" ( p.31 ) . Egli esorta ad un attento esame della Carta della Terra ", partorito a Stoccolma nel 1972 e che, a sua volta ha posto i presupposti per il Consiglio della Terra nel 1992.  La Carta della Terra , secondo l'autore , riflette un scientismo evoluzionista che accetta l'uomo come un prodotto dell'evoluzione e ignora la sua capacità a chiedersi , indagare il significato - compreso quello della propria esistenza , della vita e della morte e la necessità della libertà. Al contrario , la carta assoggetta l'uomo all’ " l'imperativo ecologico ", precludendo ogni discussione sul perché le cose esistono , chiudendo così il dibattito a favore di una evoluzione puramente materialistica . Tutto questo è nelle mani del Consiglio della Terra e la Croce Verde , due organizzazioni non governative . Il loro successo ,  Schooyans sottolinea , "deve portare a rendere inefficace la concezione realista dei diritti dell'uomo " ( p.36 ) .
Il passo successivo verso un assolutismo che si concluderà ogni riconoscimento di individualismo è la proposta dei burocrati delle Nazioni Unite di " adeguati strumenti giuridici che evitano il  controllo nazionale . Una tale strumento giuridico previsto dall'autore è già venuto ad esistenza - cioè , la Corte penale internazionale (CPI ) . Schooyans avverte che sotto la pressione di femministe e / o omosessuali radicali " la competenza di questo tribunale potrebbe estendersi a ' crimini ' per quanto riguarda i cosiddetti " nuovi diritti dell'uomo "ottenuti a titolo di ' consenso '. ... " E 'facile vedere che la Chiesa cattolica o suoi vescovi potrebbero essere trascinati davanti a questo tribunale e condannati per aver rifiutato di " ordinare " le donne o per continuare a insegnare l'immoralità di pratiche omosessuali . Fr . Schooyans prevede l’assoggettamento alla Corte degli oppositori di aborto , l'omosessualità , l'eutanasia e l'eventuale azione penale davanti ai giudici di questa Corte ( p.40) . Egli indica nella risoluzione del 26 novembre 2000 , da parte della Commissione delle Nazioni Unite sui Diritti dell'Uomo, l’atto di  creazione della carica di Rappresentante Speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite "incaricato  di proteggere i diritti dell'uomo . " In una Dichiarazione sui difensori dei diritti dell'uomo ( diffusa nel marzo del 2000 ), " nuovi diritti dell'uomo" devono essere promossi attivamente e rapidamente implemenati nella legislazione nazionale. L'autore dice che ciò è finalizzato a mettere al riparo i più radicali ( p.42 ) .
L'autore fa notare che non c'è dubbio che l'azione penale in questa materia cadrà alla Corte penale internazionale , se non adeguatamente affrontata dalle nazioni . "L'associazione NAMBLA ( North American Man / Boy Love Association) ha già fatto sapere che spera di sfruttare la protezione offerta dalla Dichiarazione ( sui Difensori dei Diritti dell'Uomo ) per proteggersi contro coloro che si oppongono alla pedofilia " ( p.42 ) .
Schooyans accusa le Nazioni Unite di aver supportato l'adozione di " nuovi diritti dell'uomo " , comprese quelli che l'autore vede come "incentrati su diritti sessuali ":

  •         " le differenze di ruolo tra uomini e donne nella società non sono naturali , sono culturali ;

  •         " ognuno è libero di scegliere il suo sesso o cambiarla; unioni omosessuali con il 'diritto ' di adozione;

  •         'famiglie monofamiliari " [in Italia, benchè la Costituzione difenda la famiglia, la prassi nel diritto di famiglia crea di fatto famiglie monogenitoriali, N.d.r.] ovvero con un solo genitore, e unioni omosessuali a modello per le famiglie;

  •         "L'accesso legalizzato e facile contraccezione in tutte le sue forme e all'aborto ;

  •         "L'educazione sessuale obbligatoria per gli adolescenti ... la libertà sessuale per gli adolescenti avulse dal controllo dei genitori ... "


 Schooyans identifica l’unico intento delle Nazioni Unite come la volontà di accedere "attraverso la porta riservata alla sola coscienzae . " Questo è stato palese, dice l'autore , in occasione del raduno di circa 1.000 capi religiosi del mondo " per la pace ", parte del vertice del Patto mondiale a New York nel luglio 2000. Un obiettivo specifico di "Iniziativa congiunta dei Religiosi " è stata la creazione di una religione mondiale per ottenere una "nuova etica planetaria . " Tutti i proselitismi ( sforzi di conversione ) ad opera di  singole religioni sarebbero proibiti . " Circoli di cooperazione " avrebbero il compito di diffondere la nuova onnicomprensiva religione panteistica . L'incontro dei leader religiosi si è conclusa, parole di p. Schooyans , "con un elogio su mal capito concetto di  tolleranza , l'agnosticismo , il relativismo radicale". Comprensibilmente , il Cardinale Francis Arinze , Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, ha firmato tale iniziativa .

Fr . Schooyans ha visto tutta l'attività febbrile of the Year Millennium 2000, compreso il vertice di capi di stato e leader religiosi a New York , come parte dello sforzo del Segretario Generale Kofi Annan delle Nazioni Unite per erigere " l'ONU a terreno fertile per accogliere una vera elite sovrano mondiale, e di trasformarlo in un luogo di potere concentrato senza precedenti nella storia . " Questo , l' autore sostiene , "lascerebbe ai governi e parlamenti solo un ruolo residuale ... ' La condivisione delle responsabilità ' è una nuova espressione trappola che indica che l'ONU non è più soddisfatto di svolgere un ruolo sussidiario . Essa intende porsi al il centro del potere mondiale e di dotarsi , a poco a poco , con tutto l'apparato di controllo che deve esercitare quello che ritiene essere la sua missione nel nuovo millennio " ( p.66 ) .
Fr . Schooyans identifica ( p.83 ), in Hans Kelsen ( 1881-1973) il filosofo - teorico alla base del lavoro architettato da questo nuovo assolutismo:


    "Non è un'esagerazione dire che le concezioni delle Nazioni Unite dei" nuovi diritti dell'uomo , « di consenso , di internazionalismo e della maggior parte degli altri temi che abbiamo incontrato trovano la loro origine in questa teoria del diritto totalmente razionalista e positivista .  Kelsen probabilmente non era a conoscenza dell'uso perverso che è stato fatto del suo pensiero in ambienti delle Nazioni Unite . Non è meno vero che l'opera capitale della Kelsen [ pure Theory ] , la cui influenza continua ad essere esercitato i giuristi di tutto il mondo , è una teoria che non può essere trascurato se si vuole comprendere le attuali tendenze delle Nazioni Unite . Ciò è tanto più evidente se si pensa che il professore viennese a Berkeley ha influenzato la stesura della Carta " ( p.83 -84 ) .

L’analisi di Schooyans sulla teoria pura di Kelsen , ritrova che è la legge stessa che è auto-creata come parte di " un ordine coercitivo " , che "la persona fisica " è una costruzione artificiale di diritto; che la discussione sullo stato giuridico di persona viene effettuata solo dallo Stato attraverso la costrizione di norme giuridiche , che la vita e la morte possono essere definiti da tali norme , che gli schiavi possono essere immaginati non avendo personalità giuridica, che la dignità dell'essere umano varierà secondo le norme, che l'ordinamento giuridico della famiglia si basa sull’ordine statale , che la verità non ha alcuna pertinenza per le norme , solo la loro validità; che la mancanza di rispetto delle norme richiede moderazione, che lo Stato deve svolgere; che le norme, non la fattualità , devono determinare come gli uomini dovrebbero comportarsi [pur essendo un fatto assodato che i minori necessitano di due figure -materna/paterna - la prassi normativa esclude uno dei coniugi dalla cura filiale, N.d.r.]che le norme possono venire in esistenza a poco a poco per consenso , permettendo che ciò che una volta era criminale ora deve essere consentito [il consenso dato dal femminismo imperante al modello di famiglie monogenitoriali - madre/figlio - ha trovato ampia applicazione nella prassi del diritto di famiglia, in barba alla costituzione italiana] .
Schooyans cita Kelsen ritenendo che ( come scrive in Pure Theory ) " ... il costume  diventa l'espressione di una volontà collettiva il cui significato personale è un dovere – un dovere creato dal " fatto come creazione giuridica", che sembra essere la graduale accettazione di gruppo di un modo di agire . Kelsen identifica lo Stato con la legge stessa , riecheggiando la misura holmesiano che la legge è la determinazione della previsione del potere giuridico di quello che diventerà accettabile .  Schooyans cita Kelsen :

    "La validità di una norma non deriva dal suo contenuto, perché il suo contenuto può essere dedotta da un funzionamento logico . Essa è valida perché è stato creata ... in un modo determinato dalla norma fondamentale ... qualsiasi contenuto potrebbe essere legge. Nessun comportamento umano dovrebbe essere escluso, in quanto tale, dall'essere il contenuto di una norma giuridica " ( Kelsen , p.197f . ) .
Kelsen mette la "norma suprema " fuori questione, chiedendo obbedienza per dovere , o cieca obbedienza simile alla imperativo kantiano . La piramide di norme in teoria kelseniano è chiamato da  Schooyans una "inversione perversa del principio di sussidiarietà ", per il quale il potere superiore non può arrogarsi ciò che può essere fatto con successo a un livello inferiore . Mettendo da parte questo, la tutela dei diritti per i livelli più basso necessita una collaborazione tra tribunali statali e loro giudici con il Super - Stato , dice  Schooyans . Egli spiega che proprio come la teoria di Kelsen porta alla dissoluzione della persona , la sua concezione della superiorità del diritto internazionale porta alla dissoluzione dello Stato nazionale . Kelsen scrive:

    "Gli Stati ... non mantengono la competenza ( per fare qualsiasi norma di sorta ), se non nella misura individuata dal diritto internazionale ... Se si ammette che il diritto internazionale è un ordinamento giuridico sovranazionale , l'ordine dello Stato non ha più una competenza illimitata " ( p.338 Pure Theory , citato da Schooyans pag 97 . ) .
Chiamando il sistema di Kelsen piramidale "olistica ", Schooyans vede che la sua conclusione è che il Super- Stato e l'ordine giuridico che lo convalida costituiscono l' unica realtà al di fuori della quale nulla, nemmeno una persona , ha valore" ( p.100) . " La subordinazione degli individui a Stati Uniti e ad un centro di comando, caratterizzato da una sovranità indiscutibile ordinate dal diritto internazionale , è una necessità logica richiesta dalla sua teoria del diritto ( Kelsen ) . " Così abbiamo un " nuovo totalitarismo che viene messo in atto in nome dell'ordinamento giuridico internazionale ( che ) è un collettivo e anonimo totalitarismo senza volto ".
Minacciosamente , ma senza dubbio correttamente , p . Schooyans così discute:

    "Questo spiega il ruolo che viene assegnato alla Corte Penale Internazionale . Poiché non vi è più un modo di identificare i principi generali del diritto , sarà competenza del tribunale il rivelare il significato dei testi giuridici e le decisioni consensuali , e dire quale interpretazione è valida. Le divergenze di interpretazione sono ormai intollerabili , perché rovinano l'ordine giuridico e di conseguenza lo Stato sovranazionale ... "Le convenzioni e patti non appaiono più qui come accordi passati liberamente dai singoli Stati e sovrani , ma come un collegamento giuridico proveniente dalla volontà dell'organizzazione internazionale , che richiede, attraverso le ratifiche , l'obbedienza dagli stati aderenti "( p.102 ) .Fr . Schooyans commenta: "Con una teoria sorprendente della legge siamo in presenza di concentrazione piramidale del potere assolutamente senza precedenti nella storia " ( p.103 ) . Egli afferma inoltre :

    " Si osserva , poi , che l'ordine giuridico mondiale in fase di costruzione non è al servizio di uno specifico  tipo di governo, sia esso imperiale o egemonico classico . È di servire per il controllo della vita. La norma suprema è la padronanza sulla vita, per arrivare, in tal modo, al dominio degli uomini e di tutte le cose " ( p.104 ) .

È facile vedere che per ottenere questo dominio sulla vita , è necessaria la distruzione dei veri diritti umani. Come p. Schooyans spiega: " In ambienti delle Nazioni Unite, la distruzione delle nazioni appare, quindi , come l’obiettivo da ricercare , se si vuole definitivamente soffocare la concezione antropocentrica dei diritti dell'uomo . Mettendo fine al corpo intermedio che è lo Stato nazionale, si pone fine anche alla sussidiarietà , dal momento che uno Stato mondiale centralizzato sarebbe sostituito . la via sarebbe poi aperta con l'arrivo dei tecnocrati e gli altri aspiranti alla governance mondiale totalitaria " ( p.110 ) .
Fr . Schooyans vede l'aborto , l'eutanasia , la sterilizzazione come un tentativo di apertura in questa presa per un totalitarismo mondiale. In tutte queste pratiche l'autore vede l’espressione della tendenza verso la violenza in un diritto , verso "il dono della morte ", come espressione della volontà sovrana:

    "In effetti , nel caso dell'aborto , l’ assolutamente innocente è dichiarato colpevole È il male derivante da una contraccezione fallita. L'ostacolo alla carriera ed al comfort , l'ostacolo inammissibile alla propria libertà , è il freno all’arricchimento e allo sviluppo . Alla violenza assoluta deve corrispondere la totale innocenza . L'unico innocente deve essere linciato . Conseguenza , l'innocente deve essere designato come vittima, come capro espiatorio , e anche come una vittima colpevole , e deve essere trattato come tale, una violenza che lo fa tacere e sparire . "

(…)

Non sorprende , allora , che Schooyans possono segnalare , "La presenza cristiana disturba l' attuale ONU , perché nel campo dell'antropologia , le Nazioni Unite hanno respinto ogni riferimento alla verità ... E 'evidente agli occhi di tutti che la Chiesa non può ammettere che ogni riferimento alla verità debba essere guidato da fuori, come se l'uomo fosse incapace di dichiarare qualcosa di vero su se stesso , o addirittura come se fosse proibito di farlo "(p. 116 ) .
Molti di questi orrori vengono visitati sul genere umano con la scusa di " sviluppo sostenibile" - cioè , limitazione dell'espansione umana sulla affermazione tale è dannoso per il pianeta , come se l'uomo fosse soggetto alla Terra , piuttosto che la Terra per l'uomo :

    " Qui non è tanto la questione di chiedere agli uomini di oggi di sacrificarsi affinché l’utopia di un futuro radioso per nascere. Nel nome delle generazioni future , le misure draconiane devono essere adottate senza indugio per limitare il male fatto da interventi umani nel pianeta . L'etica del futuro , fortemente impregnata di idee New Age , esalterà il culto di Gaia . Essi concludono che i diritti della Madre Terra sono più importanti i diritti di questi esseri effimeri chiamati uomo "( p. 20 , con riferimento ad un'opera di Hans Jonas , Le principe responsabilité : Une Ethique pour la civiltà technologique , Paris: Cerf , 1995) .
Le richieste di "sviluppo sostenibile" proveniente dalla Conferenza di Stoccolma delle Nazioni Unite nel 1972, devono essere visti in questa luce . La Carta della Terra esige che l’uomo " riconosca  non solo i diritti della Terra in generale, ma anche i diritti degli esseri viventi , in particolare gli animali . In breve, l'uomo deve accettare di essere oggetto dell'imperativo ecologico" (p. 35 , con riferimento alla . Le nouvel ordre ecologique L' Arbe , l' animale et l' homme , di Luc Ferry, Parigi : Livre de Poche , 1998) .
Fr . Schooyans cita a questo proposito l'articolo 37 della Carta proposto dei diritti fondamentali dell'Unione europea :

    "Un elevato livello di protezione ambientale devono essere integrati nelle politiche dell'Unione e garantiti conformemente al principio ( sic) di uno sviluppo sostenibile" ( p.168 ) .

L'ostilità di gran parte dell'Europa verso gli Stati Uniti e il suo intraprendente presidente , George W. Bush , è forse spiega con l'impegno di intellettuali e futuristi europei a questo restrittivo " principio”,che rende l'umanità ostaggio al loro ambiente , mentre la etica americano ha sempre riconosciuto il diritto e la nobiltà dell'uomo di conquistare l'ambiente per trarne sostentamento umano e la prosperità .

Schooyans cita Romano Prodi , secondo cui "' messianismo , anti- famiglia e anti-vita , ha ambizioni di tutto il mondo . " Prodi presidente della Commissione dell'Unione europea, un piano per un'Europa rapidamente soccombente ad una sorta di suicidio derivante da un fallimento della riproduzione , e un rifiuto del suo patrimonio religioso . Questi fatti tristi , considerato il nostro apprezzamento cattolica dell'enciclica di Paolo VI Humanae Vitae come uno dei documenti più profetiche dei tempi moderni , dovrebbero essere un campanello d'allarme . Come i seguenti articoli di questo numero del Foro di messa a fuoco mostreranno , la Santa Sede si è piantata saldamente in opposizione ad alcune delle forze in seno all'ONU intenzionato a nudo l'uomo della sua data da Dio la dignità umana e dei diritti . È una battaglia nascosta tra il bene e il male che ha conseguenze eterne per milioni di anime .