giovedì 5 settembre 2013

LA KYENGE FAVOREVOLE A "GENITORI 1 E 2".


  A quando il 3x2?



 
  
 
CAMILLA SEIBEZZI, delegata ai “Diritti Civili e alle Politiche contro le discriminazioni” del Comune di Venezia fatto parlare di sé per la proposta di togliere dai moduli d’iscrizione ad asili e scuole la denominazione “padre” e “madre” per lasciare invece spazio a “genitore 1” e “genitore 2”. Una benedizione però l’ha ricevuta: è quella del ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge, due giorni fa proprio a Venezia per la presentazione al Festival del Cinema di un documentario dedicato all’integrazione e allo “ius soli”. 

“PADRE” E “MADRE” SONO OBSOLETI. «Mi sono sempre battuta per le pari opportunità, se questa è una proposta che le rafforza, mi trova d’accordo», è stata la risposta del ministro a chi le chiedeva un suo parere sull’idea della Seibezzi. È «obsoleto» (questo l’aggettivo usato dalla consigliera) continuare a rifarsi a quella denominazione così vetusta e stereotipata, giusto cambiare sulla scia di quanto accade in altri Paesi europei.(LINK ARTICOLO)
 
 
VOCABOLARIO DELLA CRUSCA
 
 
 
Generalmente OSOLETO, in un lingua corrente, lo diventa un termine in ragione dell'uso e della sua frequenza d’uso, non in ragione di una dichiarazione di un politico. E non mi pare che nell'attuale uso corrente delle parole, "papà" e "mamma" siano così obsoleti. 
 
Voleva forse intendere che non è il termine ad essere obsoleto, ma è il concetto stesso di "padre" ad esserlo? Sono forse i concetti di padre e madre a essere in Italia e nella sua tradizione, obsoleti?
 
Apparentemente ne avrebbe tutte le ragioni giuridiche, a considerare il modo in cui i padri italiani sono trattati dalle istituzioni a cui la Kyenge appartiene. Affido condiviso e bigenitoriailità rimangono sulla carta, a beneficio di avvocati e falsi sostenitori del diritto.
Apparentemente  ne avrebbe anche le ragioni filosofiche, visto il tenore di certi articoli pubblicati dai nostri quotidiani più diffusi. Era dopo le dimissioni del papa Ratzinger che il Corrierone sbatteva in tutta evidenza un lungo e densissimo articolone filosofico del prof. Emanuele Severino dal titolo “Nella nobile rinuncia di Benedetto il grande turbamento della Fede”. L’articolo si addentrava poi in profondi abissi filosofici, un po’ angoscianti (link all'articolo). Scrive Severino

«Prometeo è l’uomo. Soprattutto da due secoli [dalla rivoluzione francese?, N.d.r.] è l’avversario della trazione Mostra infatti che il divino merita di tramontare e che su questo meritarlo si fonda tutto ciò che più salta agli occhi, ossia l'allontanamento della modernità e soprattutto del nostro tempo dai valori della tradizione . [L’uomo] vive solo se si fa largo nella Barriera che gli impedisce di trasformare sé e il mondo. La Barriera è l'Ordine immutabile della natura. Solo se la penetra, la sfonda, la squarta, e comunque la fa arretrare, può liberarsi un poco alla volta dal suo peso e ottenere ciò che egli vuole»
(Severino)

Apparentemente la Kyenge ne avrebbe anche le ragioni politiche, visto il tenore di alcuni nuovi testi politico-filosofici. Alla Kyenge e ai suoi appelli al “nuovo” fa eco l’odierno ministro dell’Istruzione di Parigi, Vincent Peillon, le cui ardite dichiarazioni sono contenute in un video che da giorni circola su Internet, in cui Peillon presenta il nuovo libro “La Rivoluzione francese non è ancora terminata”.(link all'articolo)

“La rivoluzione implica l’oblio per tutto ciò che precede la rivoluzione. E quindi la scuola gioca un ruolo fondamentale, perché la scuola deve strappare il bambino da tutti i suoi legami pre repubblicani [il padre e la madre? N.d.r.] per insegnargli a diventare un cittadino. E’ come una nuova nascita, una transustanziazione che opera nella scuola e per la scuola, la nuova chiesa con i suoi nuovi ministri, la sua nuova liturgia e le sue nuove tavole della legge”.

Una laicità che deve emancipare l’individuo “da ogni determinismo”: famigliare, religioso, sociale, biologico e, per la Kyenge, anche terminologico, lessicale. E’ pura vocazione al pensiero unico, politicamente e ideologicamente corretto. Tutto è vetusto, antiquato, obsoleto. Aspettiamoci allora il ritorno della festa dell'essere supremo, della riforma del calendario: vendemmiaio, brumaio, frimaio...
 
A parte le battute, la dinamica che questi politici seguono è la seguente: sostituire l'uomo (i genitori, la tradizione, le radici)  con Stato. Lo Stato Repubblicano, «con le sue tavole della Legge e la sua liturgia» (Vincent Peillon).
 
I padri dell'Epica, Enea e Anchise

 
 
LA "DURA" REALTA’ PER KYENGE. Ma la Kyenge forse non è altrettanto ben informata sulla tradizione che ancora viene comunicata ai nostri figlie e figlie, nelle aule delle scuole. Si tratta di una tradizione millenaria , che affonda le sue radici millenarie nel mondo greco e latino, e nei miti che ci provengono da esso.
Facciamo un ripasso per la Kyenge su due “padri”, infischiandocene di verificare di quanti altri alleati politico-filosofici può avvalersi la sua campagna anti-tradizionalista. Anzi di due figli, che almeno la Kienge non potrà tacciare di obsolescenza: Telemaco e Iulo. 
 
Ricordiamo alla Kyenge che Telemaco, figlio di Ulisse e Penelope, secondo una versione della leggenda, nacque il giorno incui Ulisse partì per la guerra di Troia e per 20 anni lo cercò. Bramò a tal punto il suo rientro da confessare: “Se quello che i mortali desiderano, potesse avverarsi, per prima cosa vorrei il ritorno del padre”.
 
Ricordiamo che per un'altra figura epica di figlio, Iulo (o Ascanio, figlio di Enea che l'epica narra essere  fondatore della civiltà romana da cui promana la dichiarazione dell'attuale ministro), si legge l’intera genealogia, da Anchise a Enea, che, a meno di non cambiare i testi, sono tutti “pater”. E’ vero che Tito Livio, nel suo Ab Urbe Condita, non chiarisce la maternità di Ascanio. Se infatti all'inizio del suo racconto, l'attribuisce a Lavinia, più avanti riporta che potrebbe essere figlio di Creusa. Di certo, conclude Livio, Enea ne è il padre.
« Questo Ascanio, quali che fossero la madre e la patria d'origine, in ogni caso era figlio di Enea. »(Tito Livio, Ab Urbe Condita, 1, 3.)
 

 Tutto questo, per il ministro Kyenge, con delega alle pari opportunità (che è sempre più smaccartamente un ministero pro-femminismo) e delle politiche giovanili è davvero un dramma: scoprire che i figli della tradizione hanno o cercano i padri è, per gli ortodossi femministi, abominevole. Scoprire che i figli della tradizione hanno madri incerte è altrettanto abominevole
Abominevole per molti è leggere anche le encicliche, che parlano di matrimoni e figli Come ebbe a scrivere Leone XIII nell’Humanum genus :

“…esiste nel matrimonio, per unanime consenso dei popoli e dei secoli, un carattere sacro e religioso: oltreché per legge divina l'unione coniugale e indissolubile. Or se questa unione si dissacri, se permettasi giuridicamente il divorzio, la confusione e la discordia entreranno per conseguenza inevitabile nel santuario della famiglia”.

 Che se ne faccia una ragione, la Kyenge, e non pensi di offendere ancora i pater italici. 

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I bambini e le loro domande

IN REALTÀ, NELLA REALTÀ VISSUTA E CHE PIACE A MOLTI POLITICI E FIOLOSOFI NEGARE, LE COSE SONO DIVERSE

L'ho percepito ultimamente, durante la pausa estiva, quando ho accompagnato mia figlia alla piscina della scuola di nuoto. Una ragazzina, evidentemente sua amica, la avvicina, la saluta, e le chiede, riferendosi a me, che armeggiavo con zaini e zainetti,  "Ma lui è il tuo papà" ?. 
Alla risposta affermativa di  mia figlia, quell'altra, probabilmente sulla scorta dell'esperienza di altri coetanei, vittime dei diffusi divorzi, incalza "Ma è il tuo papà vero?", quasi distinguesse, nella sua terminologia, tra papà "veri" e papà "falsi", intendendo "veri" i biologi, e "falsi" gli altri.  Alla risposta affermativa di mia figlia, l'altra ragazzina mi guarda e  sentenzia "Sì, è vero: ti assomiglia".
Una bimba che ha avuto più sale in testa di Kienge, in quanto almeno non ha negato la realtà dei fatti innegabili, biologici, che sono alla base del concetto di padre e madre.
Ma anche un medico, come la Kienge, può tradire la realtà invocando l’ideologia. E allora via alla stura al vaso di Pandora, delle più fantastiche idiozie


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