giovedì 1 agosto 2013

La simulazione di stalking nelle vicende di separazione

La simulazione di stalking nelle vicende di separazione 




La simulazione di stalking nelle vicende di separazione - di Maria Bernabeo
Maria Bernabeo







Con la nascita di normative specifiche sul fenomeno stalking si inizia a registrare una preoccupante casistica di false accuse rispetto a tale reato, agite con finalità strumentali e inserite all’interno delle “guerre” che sovente si sviluppano attorno alle separazioni conflittuali, ma a volte anche nell’ambito di controversie lavorative.
L’ambito della conflittualità di coppia sembra essere comunque quello maggiormente a rischio per eventuali situazioni di falso stalking. I ricercatori del resto hanno ampiamente descritto una serie di alterazioni della relazione e di disturbi psicopatologici che insorgono nelle famiglie al momento della separazione e che proseguono anche dopo il divorzio.
La separazione si configura come un evento stressante che trasfigura lo stile relazionale delle persone coinvolte e che può arrivare a mettere in evidenza aspetti psicopatologici in soggetti ritenuti in precedenza normali, che erano tenuti in fase di compenso dalla relazione coniugale e dal rapporto genitore-figlio.
Nell'ultimo decennio il disagio in separazione è stato ampiamente descritto dalla letteratura scientifica che ha mostrato come a volte tale disagio possa giungere fino a una vera e propria sintomatologia psicopatologica, espressa attraverso la PAS, il MOBBING e attualmente lo STALKING.
Il rapporto Istat 2007 sullo stalking fornisce un quadro abbastanza significativo, anche in Italia vi sarebbero 2 milioni 77 mila donne che hanno subito comportamenti persecutori di stalking dai partner al momento della separazione. Sul coinvolgimento degli uomini in tale contesto in qualità di vittima i dati appaiono meno verosimili a causa della riluttanza maschile a sporgere denuncia.
Ma come si può giungere all’utilzzo strumentale della normativa sullo stalking? Non di rado accade che il genitore affidatario, ma “non collocatario”, non riuscendo a frequentare i figli a causa dell’ostruzionismo dell’altro, cominci ad effettuare numerosi tentativi di contatto telefonico e fisico, magari passando più volte sotto l’abitazione della prole, nella speranza di poterla incontrare e “rubare” un saluto, un abbraccio. Questo comportamento può essere agevolmente fatto passare “ad arte” per stalking.
Secondo i dati ufficiali, relativi alle false denunce, ciò accade molto più spesso di quanto si possa pensare. Nel 2009 sono state 7000 le denunce per stalking in tutta l’Italia, 3500 sono risultate prive di requisiti e archiviate. Le false accuse che vengono prodotte verso l’ex partner sono a volte in qualche modo facilitate dalle associazioni che fanno discriminazione di Genere (tutelano solo donne o solo uomini) nell’offrire i loro servizi.
Le Associazioni spesso non effettuano un’attenta operazione di filtro: suggeriscono sovente agli/alle assistiti/e a denunciare subito, non verificando prima e con attenzione la veridicità dei fatti.
Al contrario dei casi di maltrattamento, dove la richiesta di aiuto spesso è supportata da riscontri medico-legali, la maggior parte dei casi di stalking comprende comportamenti intrusivi “raccontati” dalla vittima che necessitano però di prove concrete, anche per poter poi reggere ad un eventuale giudizio. Anche gli avvocati molte volte non operano i corretti filtri, pertanto l’assenza di questi ha fatto sì che la pratica delle false accuse divenisse un fatto di mal costume.
Per essere sicuri dell’attendibilità dell’accusa si dovrebbero effettuare più controlli incrociati. Se la denuncia è prodotto da un ex si dovrebbe infatti sempre esaminare attentamente la loro storia di coppia per capire se si sta realizzando un processo di vittimizzazione che, al momento della rottura del matrimonio, ha raggiunto il proprio apice nell’accusa di stalking prodotta nei confronti dell’altro coniuge. In tal senso la collaborazione strettissima del Legale con lo Psicologo, appare necessaria per una corretta lettura delle vicende presentate.
Ma quali sono le cause più frequenti che spingono un genitore ad accusare falsamente il partner di stalking?
L’accusa falsa di stalking è uno dei modi più semplici per estromettere per lungo tempo l’altro genitore dalla vita del/dei figli. Si raggiunge un doppio effetto: si tenta di liberarsi del partner come coniuge, ma anche come care giver, facendolo uscire definitivamente dalla propria vita e da quella dei figli. Ma casi di false accuse di stalking si sono registrate anche nel mondo degli affari. Nell’ambiente di lavoro capita che nascano relazioni sentimentali tra colleghi o tra dipendenti e superiori. Le relazioni a volte finiscono ma i rapporti d’affari possono continuare.
La falsa denuncia di stalking e la diffida a cercare incontri sgraditi con un ex partner può quindi celare l’intento di estromettere il soggetto che riceve la diffida a frequentare luoghi connessi al contesto lavorativo così che la finta vittima possa ottenere dei vantaggi. L’accusato, pur percependo la falsità delle accuse può decidere di buon grado di ritirarsi per evitare “fastidi” legali. La falsa accusa di stalking diviene allora uno strumento per combattere in maniera sleale una guerra di business.
Il protocollo di intervento dell’ICAA che già dalla fase di presa in carico del caso prevede una stretta collaborazione tra Legale e professionisti di area psicologica, induce ad una attenta valutazione dei contesti e dei comportamenti riferiti dalla vittima e riduce di fatto la possibilità di strumentalizzazione dell’azione legale.
 
Dr.ssa Maria Bernabeo
Centro Tutela Famiglia

Fonte: http://www.centrotutelafamiglia.com/2013/07/la-simulazione-di-stalking-nelle-cause.html?spref=fb

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